Ormai
qualche tempo fa, un grande regista, Ermanno Olmi, girava un
grande film, "Il santo bevitore", con un
grande interprete, Rutger Hauer. La storia triste ma grande di
un alcolizzato, dunque di un vizioso, che contro tutto il proprio
impegno e la propria volontà, alla fine soccombe al proprio vizio.
Parrebbe dunque un fallimento umano, la debolezza dell'uomo e la
sua sconfitta in essa. Invero proprio in questa l'uomo alla fine, e
proprio nella ricaduta, riesce ad intravedere anche la luce.
Anche nella disfatta umana l'uomo può incontrare la Luce,
come nel
grido del "mio Dio perché mi hai abbandonato"
sulla croce. Ermanno Olmi centra in pieno l'essenza della
santità, il suo senso ed il suo significato. L'uomo è santo
se e nella misura in cui riesce a rapportarsi a Dio, nella misura in
cui riesce ad accettare di rapportarvisi. Anche se nella propria
nudità, come Adamo dopo il peccato. Perché Dio riesce comunque a
santificarlo, e, dopo la cacciata dall'Eden, ne esce anch'Egli
incarnandosi per andare a recuperarlo. Per questo però anche Dio
stesso necessita della disponibilità dell'uomo. Per l'incontro
con l'uomo sono
necessari un tempo ed un luogo. Sono necessari
cioé - come già bene evidenziava Mircea Eliade - un tempo ed uno
spazio sacri. L'uomo, nella sua storia, si è da sempre
"incontrato" con Dio, e da sempre ciò è avvenuto
in tempi sacri ed in luoghi sacri. Il luogo sacro è ad es. la
cima del monte su cui è innalzato il "palo"
sacro o totem, per i cristiani la croce sul Golgota. L'accesso al
luogo sacro coincide con l'uscita dal profano. Così l'accesso
al tempo sacro connota l'uscita da quello profano. Il tempo ed il
luogo sacro sono il tempo ed il luogo del culto,
del rito, ossia
della riattualizzazione dell'evento sacro, perciò della
irruzione del Numinoso, della sua eternificazione. Ad essi si
contrappongono i tempi ed i luoghi profani, ordinari, quotidiani. Il
Sabato ed il secolarismo sono una riproposizione della
contrapposizione di sacro e profano. Lo sono, ovviamente, anche
oggi nella ns società contemporanea. In essa è però acquisita una
connotazione nuova sempre - purtroppo - più dilagante. Si tratta
della perdita del riferimento al sacro. Nelle società passate il
sacro ed il riferimento ad esso connotavano tutto il tempo. La festa,
il tempo sacro,
coincideva con l'evento astrale, l'equinozio di
primavera e d'autunno, il solstizio d'inverno e d'estate (è
rimasto sostanzialmente così anche per il cristianesimo le cui
grandi festività coincidono esse pure con questi eventi). Per questo
il tempo sacro connotava ed indirizzava tutto il tempo e l'agire
dell'uomo, anche quello profano, ed anche l'uomo "senza
Dio" ne era orientato nel proprio vivere ed operare.
Oggi il secolarismo profano ha invaso ed invade sempre
più il
sacro, ponendosi esso a riferimento totale. Non potendo però imporre
il proprio riferimento anche al tempo sacro, lo impone erigendosi a
riferimento totale per l'uomo: un uomo connotato dalla dissacrazione.
Il secolarismo totalizzante di oggi nega il Sabato. L'uomo
totalmente secolarizzato è l'uomo che si è privato del Sabato,
del tempo sacro senza del quale non può più trovare neppure il
luogo sacro perché quand'anche lo trovasse questo non avrebbe per
lui
più alcun significato. Esso, a differenza de "Il santo
bevitore", si è dannato perché, assolutizzato il
rapporto con il mondo, si è negato il rapporto con Dio: "Ecco
Dite ed ecco il loco ove convien che di fortezza t'armi"(Dante,
Inferno XXXIV). "Il dio dell'Inferno come custode delle
ricchezze che escon di terra e si risolvono in terra e affiggono
l'uomo alla terra, e lo seppelliscono vivo, e gli fanno un inferno di
sé"(Tommaseo.)
francesco
latteri scholten.
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