“...
mi pare che oggi l'uomo sia senza bussola. L'uomo non ha più un
progetto spirituale per la sua vita...” perché “non è possibile
sostituire l'io e metterlo al posto di Dio...” Così Padre Matteo
La Grua nell'ultima sua intervista poco prima della morte, forte
dell'esperienza di una vita quasi centenaria. Filosoficamente si
tratta invero della celeberrima “inversione” cartesiana operata
con il cogito: “cogito ergo sum”. Penso dunque sono. La prima
certezza è quella dell'io. Si altera in questo modo il rapporto sul
quale tutta la verità e la realtà era stato teso dalla filosofia
classica: il rapporto Uno / Molti, ovvero il rapporto tra il
principio di unificazione e quello di determinazione, non ci si muove
più sulla linea del principio di unificazione bensì su quella del
principio di separazione, della molteplicità. L'esito di questo
percorso è quello
nietzschiano cui corrisponde appunto l'attuale
“società liquida”. In essa vale quanto ha scritto Nietzsche,
“... chi ci ha dato la spugna per cancellare l'intero orizzonte...
e dove sono adesso il sopra ed il sotto e, hanno ancora un senso?”
Il punto è che questo cammino, a differenza della apocalissi
cristiana, non apre a “cieli nuovi e ad una nuova terra”, bensì
ad una realtà totalmente priva di orizzonte così come di comunanza
e perciò di solidarietà e fratellanza e addirittura di socialità.
Si apre all'inferno dantesco, “per me si va ne la città dolente /
per me si va ne l'etterno dolore / per me si va tra la perduta gente
/ … lasciate ogne speranza voi ch'intrate.” E' un cammino che
concerne anche ed anzitutto la stessa interiorità dell'uomo, la sua
psichicità perché è anzitutto in essa che origina e prosegue il
cammino e, che esso produce separazione (gl'antichi dicevano
diaballo). Il punto di arrivo, al fondo, nella ghiaccia di Cocito è
Lucifero tripartito dallo scimmiottamento di Dio operato appunto
movendosi non come la Trinità lungo l'asse del principio di
unificazione, bensì lungo quello del principio di divisione dando
come esito la triplice scissione della propria psichicità: non
l'armonia bensì la più radicale scissione da sé e con sé.
L'uscita dall'inferno non è, ovviamente quella dantesca, assai
scenografica, conseguita calandosi sul dorso di Lucifero, bensì
quella psichicamente più difficile che Padre Matteo La Grua esprime
con semplicità: “... coraggio, sono io, non abbiate paura.”
Ovvero il ritorno al principio di unificazione anzitutto per il
proprio orientamento psichico e prima ancora Spirituale. E' quello
che già Jacques Derridda aveva chiamato “la farmacia di Platone”.
Ovviamente per Padre Matteo il Lògos è Cristo il cui riconoscimento
da parte nostra come nostro Signore è la vera medicina universale...
francesco
latteri scholten.