sabato 23 ottobre 2021

Gli Angeli in San Tommaso.


Quella sugli Angeli è la più famosa delle trattazioni di San Tommaso d'Aquino. La si trova principalmente elaborata nella Somma Teologica. Tommaso sviluppa la propria concezione partendo da uno dei testi più noti dell'antichità, ovvero “La gerarchia Celeste” dello PseudoDionigi. Questi in antichità ebbe molta fortuna perché si era presentato come Dionigi membro dell'Areopago di Atene citato negli “Atti degli Apostoli”; invero l'autore, anonimo, non è del primo ma del quinto secolo. E' un neoplatonico che si rifà a Proclo ed a San Gregorio di Nissa. Per lo PseudoDionigi la realtà, così come la conoscenza, hanno una strutturazione gerarchica e discendono dal principio sommo, ovvero da Dio per passare agli Angeli, all'uomo, sino alla materia. Per lo PseudoDionigi “la gerarchia é nello stesso tempo ordine, scienza e azione, conformandosi, per quanto épossibile, agli attributi divini, e riproducendo, per mezzo dei suoi splendori originali, una espressione delle cose che sono in Dio” (...)

Il fine della gerarchia é dunque di assimilarci e di unirci a Dio che essa adora come signore e guida della sua scienza e delle sue sante funzioni.” (...)

Così, sotto questo nome di gerarchia s'intende una certa disposizione ed ordine santo, immagine della bontà increata, che celebra nella sua propria sfera, con il grado di potere e di scienza che gli compete, i misteri illuminatori, e si sforza di ricopiare con fedeltà il suo principio originale. Infatti, la perfezione dei membri della gerarchia consiste nell'accostarsi a Dio per mezzo di una coraggiosa imitazione e, ciò che é più sublime ancora, nel farsi suoi cooperatori, (Lettera ai Corinzi, I. 3, 9) come dice il libro santo, facendo risplendere in se stessi, secondo il proprio potere, le meraviglie dell'azione divina. Volendo perciò l'ordine gerarchico che gli uni siano purifica ti e gli altri purifichino; che gli uni siano illuminati e gli altri illuminino; che gli uni siano perfezionati e gli altri perfezionino, ne segue che ciascuno avrà il suo proprio modo d'imitare Dio.” (PseudoDionigi, Gerarchia Celeste III, 1).


Di Chi siano gli Angeli e quale sia la loro funzione lo PseudoDionigi specifica:


I. Si insegna che Dio si é comunicato alle creature per bontà, e che tutte le creature
partecipano di Dio. - II. Gli Angeli sono chiamati a una partecipazione più alta, e incaricati di trasmettere agli esseri inferiori i segreti divini. - III. Si stabilisce che Dio non si é mai manifestato nella purezza della sua essenza, ma sempre sotto il velo di simboli creati; che gli esseri inferiori vanno verso Dio per mezzo dell'aiuto di esseri superiori, e che ogni gerarchia comprende tre gradi distinti. - IV. Si mostra che il mistero dell'Incarnazione fu preannunzialo dagli Angeli, e che Cristo stesso, nella sua vita mortale, ricevé gli ordini del Padre per mezzo dei santi Angeli
.” (PseudoDionigi, Gerarchia Celeste IV).


Le nature angeliche si dividono in tre Gerarchie principali, ciascuna divisa in tre

... potenze costituite in primo, secondo e terzo grado, affinché le più elevate
siano guida e maestre delle altre nelle opere della purificazione, della illuminazione e della perfezione
.”

per un totale di nove Cori angelici. La prima Gerarchia è formata dai Serafini, Cherubini e Troni; la seconda dalla Dominazioni, Virtù e Potenze; la terza i Principati, gl'Arcangeli e gli Angeli. Questi i punti salienti della concezione cui si rifà San Tommaso. Nella “Somma Teologica” si affronta per prima la natura degli Angeli alle Questio 50-64. Si tratta ovviamente della natura più elevata e dunque, necessariamente, incorporea:


RISPONDO: È necessario ammettere delle creature incorporee. Infatti, ciò a cui mira principalmente Dio nella creazione è il bene, che consiste in una rassomiglianza con lui. Ora l'effetto somiglia perfettamente alla causa quando la imita proprio in quello che serve ad essa per produrre l'effetto; come quando un corpo caldo rende caldo un altro corpo. Orbene, Dio produce la creatura per mezzo dell'intelletto e della volontà, come fu spiegato a suo tempo. Dunque la perfezione dell'universo richiede che vi siano delle creature intellettuali. Ma l'intellezione non può essere atto di un corpo né di alcuna facoltà corporea: ogni corpo infatti è limitato nello spazio e nel tempo. Ne segue che per avere la perfezione dell'universo è necessario ammettere l'esistenza di qualche creatura incorporea. Gli antichi (filosofi), ignorando la portata della cognizione della potenza intellettiva, e non sapendo distinguere l'intelletto dal senso, credettero non esservi al mondo nient'altro all'infuori di ciò che cade sotto il dominio dei sensi e dell'immaginazione. E siccome sotto l'immaginazione non cade che il corpo, opinarono che non vi fosse altra realtà che il corpo, come riferisce appunto il Filosofo. Da questi stessi motivi ebbe origine l'errore dei Sadducei, che "negavano l'esistenza degli spiriti". - Ma per il fatto stesso che l'intelletto è superiore al senso, si deve ragionevolmente concludere che esistono delle sostanze incorporee oggetto esclusivo dell'intelligenza.” (Q.50 a1)




Tommaso qui è fermo:


...è impossibile che le sostanze spirituali abbiano una materia qualsiasi. (…) le sostanze angeliche sono superiori al nostro intelletto. Questo perciò non è capace di apprenderle come sono in se stesse; ma (le apprenderà) alla sua maniera, cioè come apprende le cose composte. In questo modo, come si è già visto, conosce anche Dio.” (Q.50 a2)


Viene trattata quindi subito la spazialità ovvero il rapporto degli Angeli con essa ed il loro moto. Essendo di natura incorporea l'Angelo “...l'angelo si trova in un luogo corporeo in quanto egli vi applica la sua virtù” (I, Q.52 a1) Da ciò segue che “essendo l'angelo localizzato in forza dell'applicazione della sua virtù a un dato luogo, non possa trovarsi dovunque, né in più luoghi, ma in un luogo solo.” (I, Q.52 a2). Così anche il moto degli Angeli deriva dalla applicazione della loro Virtù:

RISPONDO: L'angelo beato può muoversi localmente. Però, come è equivoco parlare (indifferentemente) di presenza in un luogo per il corpo e per l'angelo, così pure è equivoco parlare di moto locale. Il corpo infatti è in un luogo, perché da esso è contenuto e ad esso è commisurato. Perciò è necessario che anche il moto locale del corpo sia proporzionato al luogo e si assoggetti alle sue esigenze. È cioè necessario che alla continuità dell'estensione corrisponda la continuità del moto; e dal prima e dopo dell'estensione derivi il prima e il dopo del moto locale dei corpi (cioè il tempo), come spiega Aristotele. - Ora, l'angelo non si trova nel luogo come contenuto e commisurato ad esso, ma piuttosto come contenente. Non è quindi necessario che il moto locale dell'angelo si adegui al luogo stesso, e neppure che ne segua le esigenze, acquistandone la continuità; ma il suo è un moto discontinuo. Dal momento infatti che l'angelo si trova in un luogo per il contatto della sua virtù, come sopra si è spiegato, ne segue necessariamente che il moto locale dell'angelo non sia altro che il succedersi di tali contatti su luoghi diversi: poiché l'angelo non può trovarsi simultaneamente in più luoghi, come sopra si è visto. Ma non è necessario che questi contatti abbiano una continuità. Può darsi tuttavia in questi contatti anche una certa continuità. Infatti niente impedisce, nel modo già visto, che, come un corpo si trova in un luogo divisibile perché vi applica le sue dimensioni, così l'angelo vi si trovi applicando a tale corpo divisibile la sua virtù. Perciò, come il corpo non abbandona istantaneamente ma progressivamente il luogo in cui si trova, determinando la continuità del suo moto locale, così pure l'angelo può abbandonare progressivamente il luogo divisibile in cui si trova, e in tal caso il suo moto è continuo. Ma può anche abbandonare istantaneamente tutto il luogo per unirsi istantaneamente a tutto un altro luogo: e in questo caso il suo moto non sarà continuo.” (I, Q.53 a1)


Nelle Quaestio immediatamente successive Tommaso tratta dell'Intelligenza (Q.54-58) e della Volontà degli Angeli (Q.59-60). Per quanto concerne l'Intelligenza l'aquinate distingue: la loro facoltà conoscitiva; il mezzo della loro conoscenza; gli oggetti da loro conosciuti divisi in immateriali e materiali. A differenza di Dio che è atto puro, l'essere degli angeli non è atto puro e dunque comprende anche potenzialità: dunque l'intelligenza dell'Angelo non può identificarsi né con il suo essere né con la sua essenza:

RISPONDO: Nell'angelo, come in ogni altra creatura, la virtù o potenza operativa non si identifica con l'essenza. Ed eccone la prova. La potenza è ordinata all'atto, bisogna perciò distinguere le diversa potenze secondo la diversità degli atti; appunto per tale ragione si dice che l'atto corrisponde alla propria potenza. Ora, si è già visto che in ogni creatura l'essenza non si identifica con l'essere, al quale viene ordinata come potenza al suo atto. Mentre l’atto a cui è ordinata la potenza operativa è l'operazione. E nell'angelo l'intellezione non s'identifica con l'essere, come pure non s'identifica con l'essere alcun'altra operazione; il che vale tanto per l'angelo che per qualsiasi altra creatura. Quindi l'essenza dell'angelo non è la di lui potenza intellettiva. Del resto nessuna essenza di cose create è la potenza operativa delle medesime.” (I, Q.54 a3).

Se l'Angelo, come l'uomo, è connotato da “Potenza” e “Atto”, tuttavia il suo intelligere non è distinto come quello dell'uomo in potenziale e attivo: “RISPONDO: La necessità di ammettere in noi un intelletto possibile è derivata dal fatto che non sempre noi siamo intelligenti in atto ma solo in potenza: ci deve essere quindi una certa virtù, la quale prima dell'intellezione sia in potenza rispetto alle cose intelligibili, e che viene posta in atto, relativamente ad esse, quando ne acquista la scienza, e ulteriormente quando pensa ad esse. Questa virtù è chiamata intelletto possibile. - La necessità poi di ammettere un intelletto agente fu causata dal fatto che le essenze delle cose materiali, che formano l'oggetto della nostra intelligenza, fuori dell'anima non esistono come attualmente immateriali e intelligibili, ma [fuori dell'anima] sono intelligibili soltanto in potenza: ci vuole quindi una facoltà la quale renda intelligibili attualmente tali essenze. E questa nostra facoltà viene chiamata intelletto agente. Ora, negli angeli manca questa doppia necessità. Gli angeli, infatti, né sono mai in potenza rispetto a quelle cose che naturalmente conoscono, né i loro propri oggetti intelligibili sono intelligibili in potenza, bensì in atto, poiché, come si vedrà in seguito, essi intendono in primo luogo e principalmente le cose immateriali. Perciò non può esserci in essi l'intelletto agente e quello possibile, se non in senso metaforico.” (I, Q.54 a1)




C'è un'altra differenza importante tra l'uomo e l'Angelo:

RISPONDO: Nella nostra anima ci sono alcune facoltà le cui operazioni si compiono per mezzo di organi corporei. Tali facoltà sono perfezioni di determinate parti del corpo: la vista, p. es., lo è dell'occhio, e l'udito dell'orecchio. Vi sono invece nella nostra anima certe altre facoltà, come la volontà e l'intelligenza, le cui operazioni non sono compiute per mezzo di organi corporei: e tali facoltà non sono perfezioni di nessuna parte del corpo. Ora, gli angeli, come si è visto, non sono uniti naturalmente a dei corpi. Perciò di tutte le facoltà dell'anima non possono avere che l'intelligenza e la volontà. E ciò corrisponde a quanto dice il Commentatore, quando afferma che le sostanze separate constano di intelletto e di volontà. - Del resto è anche conforme all'ordine dell'universo che la suprema creatura intellettiva sia totalmente intellettiva, e non in parte soltanto, come l'anima nostra. - Ed è appunto per questo che gli angeli sono chiamati Intelligenze e Menti, come si è detto più sopra.” (I, Q.54 a5)


L'Angelo inoltre “essendo l'angelo immateriale, è una forma sussistente, e quindi è attualmente intelligibile. Ne segue che egli conosce se stesso mediante la sua forma, che è la stessa sua sostanza.” (I, Q.56 a1). Anche la conoscenza degli altri Angeli è diversa che per noi: “RISPONDO: Come dice S. Agostino, le cose che si trovano nel Verbo da tutta l'eternità, scaturirono da lui in due modi: prima di tutto [furono comunicate] all'intelletto angelico; in secondo luogo vennero a sussistere nella propria natura. Furono comunicate all'intelletto angelico in quanto Dio impresse nella mente angelica le immagini di quanto egli produsse poi nella natura. Ora, nel Verbo di Dio, da tutta l'eternità, non ci furono soltanto le idee delle cose corporee, ma altresì quelle di tutte le creature spirituali. Il Verbo di Dio ha dunque impresso in ogni creatura spirituale le idee di tutto le coso, tanto materiali che spirituali. In ogni angelo però impresse l'idea [o ragione] della propria specie, tanto secondo l'essere naturale che secondo quello intelligibile; in modo cioè che l'angelo fosse in grado di sussistere come natura della propria specie, e, per mezzo di essa, di comprendere se stesso; mentre le idee delle altre nature, sia spirituali che materiali, gli furono impresse soltanto secondo l'essere intelligibile, affinchè cioè per mezzo di queste idee impresse potesse conoscere tanto le creature corporee che quelle spirituali.” (I, Q56 a2)


Al pari di noi, tuttavia, neppure gli Angeli possono conoscere l'essenza di Dio: “...l'angelo conosce Dio in quanto egli stesso ne è un'immagine. Non vede tuttavia l'essenza stessa di Dio: poiché nessuna immagine creata è in grado di rappresentare pienamente l'essenza divina. Quindi questa cognizione si avvicina piuttosto alla [nostra] conoscenza speculare: poiché la stessa natura angelica è uno specchio che riflette una immagine di Dio.” (I, Q.56 a3).

Per quanto concerne la conoscenza delle cose materiali invece “...Ora, gli angeli sono di loro natura esseri intellettuali. Perciò, come Dio conosce le cose materiali per mezzo della sua essenza, così gli angeli conoscono tali cose in quanto le hanno presenti in se stessi per mezzo delle rispettive specie intelligibili.” (I, Q57 a1)

Inoltre

...Si deve perciò procedere diversamente, e dire che, come l'uomo conosce ogni genere di cose con le sue varie facoltà conoscitive, cioè quelle universali e immateriali con l'intelletto, e quelle singolari e corporee con i sensi, così l'angelo con la sola facoltà intellettiva conosce tanto le une che le altre. L'ordine delle cose vuole infatti che quanto più un essere è superiore, tanto abbia una virtù più semplice capace di estendersi a un maggior numero di cose. Lo dimostra il fatto che nell'uomo il senso comune, che è superiore al senso proprio, sebbene sia un'unica potenza, conosce tutte le cose che sono apprese dai cinque sensi esterni, e conosce in più altri aspetti che non sono percepiti da nessun senso esterno, p. es., la differenza del bianco dal dolce. La stessa cosa si verifica in altri campi. Essendo quindi l'angelo superiore all'uomo, sarebbe poco ragionevole affermare che l'angelo non è in grado di conoscere con la sua unica facoltà conoscitiva che è l'intelletto, quanto l'uomo conosce con una qualsiasi delle sue potenze.” (I, Q57 a2)


Tra le possibilità di conoscere degli Angeli San Tommaso disamina anche la possibilità di conoscere il futuro, i sentimenti dei cuori ed i misteri della Grazia. Per quanto concerne la prima, la conoscenza del futuro in sé appartiene propriamente solo a Dio. Al pari di noi – ed in modo superiore e più perfetto – l'Angelo può però dedurre il futuro dalla realtà presente (I, Q.57 a3). Per i secondi invece, al pari che per i pensieri, sono conoscibili direttamente solo da Dio, tuttavia al pari dell'uomo ed in maniera più perfetta, l'Angelo può desumerli indirettamente ad es. da una espressione del volto o dal suo mutamento, dalle azioni etc.. Infine, per quanto riguarda i misteri della Grazia essi sono conoscibili, in modo e grado diverso dagli Angeli in quanto essi partecipano della beatitudine, ovvero della contemplazione di Dio. Questa che è conoscenza del Bene li inclina al Bene e questa è la loro volontà:




RISPONDO: È necessario ammettere nell'angelo la volontà. Per averne la dimostrazione bisogna considerare che tutte le cose, poiché procedono dalla volontà di Dio, tendono, ciascuna a suo modo, e quindi diversamente, al bene. Alcune hanno soltanto un'inclinazione naturale al bene, senza conoscerlo, come le piante e i corpi inanimati. Questa inclinazione al bene viene chiamata appetito naturale. - Altri esseri poi tendono al bene per averlo in qualche modo conosciuto, non già che conoscano la natura stessa del bene, ma conoscono qualche bene particolare, come fa il senso che conosce il dolce o il bianco o altre simili cose. L'inclinazione che accompagna questa cognizione vien chiamata appetito sensitivo. - Altri esseri infine tendono al bene conoscendo la natura stessa del bene, il che è proprio dell'intelletto. Questi esseri tendono ai bene in modo perfettissimo; perciò non tendono al bene solo perché ricevono l'impulso e la direzione da un altro essere, come le cose non dotate di cognizione; e neppure tendono soltanto a un bene particolare, come gli esseri che hanno la sola cognizione sensitiva; ma sono inclinati al bene universale. Questa inclinazione si chiama volontà. Ora, è evidente che negli angeli, i quali conoscono con l'intelletto la stessa ragione universale di bene, ci deve essere la volontà.” (I, Q.59 a1)


La Volontà dell'Angelo tuttavia non coincide né con la sua natura né con il suo intelletto. Sia la Volontà, sia l'Intelletto infatti – tranne che in Dio – sono volti a ciò che è fuori di essi:

l'intelletto si estende a quello che è fuori di esso, nella misura in cui ciò che fisicamente è fuori dell'intelletto è ordinato ad essere in qualche modo nell'intelletto stesso. L'inclinazione dell'Intelletto è il Vero. La volontà invece si estende a quel che è fuori di essa, in quanto per la sua inclinazione tende alla realtà esteriore. L'inclinazione naturale della Volontà è il Bene.


Dio invece ha in sé stesso la totalità dell'Essere, del Vero e del Bene cosicché volontà e intelletto sono la sua stessa essenza.


Essendo dotati di Intelligenza gli Angeli hanno il libero arbitrio, di per sé connaturato all'Intelletto:

...Soltanto chi possiede l'intelligenza può agire in forza di un giudizio liberamente concepito, poiché, conoscendo la ragione universale di bene, può giudicare se questa o quella cosa siano un bene. Perciò dovunque abbiamo l'intelligenza, troviamo pure il libero arbitrio. È dunque evidente che negli angeli vi è il libero arbitrio più perfetto ancora che negli uomini, come si verifica per l'intelligenza.” (I, Q.59 a3).


Negli Angeli, tuttavia, a differenza degli uomini, non vi è appetito sensitivo (il quale tende ai beni particolari) ma solo l'appetito intellettivo (il quale tende al Bene secondo la sua ragione universale), ossia la Volontà, essi dunque sono esenti sia dall'irascibile che dal concupiscibile.


L'atto della Volontà è la dilezione o amore. Ebbene negli Angeli in quanto dotati di Intelletto è presente la dilezione naturale che è principio anche di quella deliberata. L'Angelo ama sé stesso sia per dilezione naturale che per dilezione deliberata, ama gl'altri Angeli per dilezione deliberata ed ama Dio più di sé stesso:

...Poiché dunque Dio è il bene universale, e sotto questo bene rientrano l'angelo, l'uomo e ogni altra creatura, essendo ogni creatura in tutto il suo essere qualche cosa di Dio, ne segue che anche naturalmente l'angelo e l'uomo amano Dio prima e più di se stessi.” (I, Q.60 a5)


Per quanto riguarda la relazione degli Angeli tra loro, un Angelo può illuminare l'Intelletto di un altro ma non può condizionarne la Volontà.

Per quanto concerne invece la relazione con la materia San Tommaso riprende la tesi che sia l'Intelletto a muovere la Materia:

RISPONDO: Tanto nel mondo delle cose umane, quanto nel mondo delle cose materiali riscontriamo questa norma universale, che un potere più ristretto è governato e guidato da un potere più universale; così il potere del magistrato è governato dal potere del re. E anche a proposito degli angeli si è detto che gli angeli superiori, che presiedono a quelli di grado inferiore, possiedono una scienza più universale. Ora, è evidente che la virtù di qualsiasi essere corporeo è più ristretta di quella di una sostanza spirituale: perché ogni forma corporea viene resa individuale dalla materia, e determinata alle condizioni del tempo e dello spazio; mentre le forme immateriali sono sciolte da quelle condizioni e intelligibili. Per conseguenza, come gli angeli inferiori, che hanno forme intenzionali meno universali, sono governati per mezzo di quelli superiori; così tutti i corpi sono governati per mezzo degli angeli. - E questa è la sentenza non solo dei santi Dottori, ma anche di tutti i filosofi che hanno ammesso l'esistenza delle sostanze immateriali.” (I, Q.110 a1)


In particolare Come gl'Angeli superiori possono illuminare quelli inferiori, così, tutti gl'Angeli avendo natura superiore agl'uomini possono illuminare quet'ultimi. Tuttavia “il modo di queste due illuminazioni è in parte simile e in parte diverso. Infatti, come si è detto precedentemente, si ha l'illuminazione, che è manifestazione delle verità divine, in due funzioni: vale a dire, nel fatto che l'intelletto inferiore è corroborato dall'influsso di quello superiore; e nel fatto che le specie intelligibili, presenti nell'intelletto superiore, vengono offerte all'intelletto inferiore adattate alla capacità di esso. Negli angeli ciò si verifica per il fatto che l'angelo superiore, come si è visto, suddivide la verità, da lui concepita in tutta la sua universalità, secondo le capacità dell'angelo inferiore. Ora, l'intelletto umano non può afferrare la nuda verità intelligibile; perché è a lui connaturale intendere mediante il ricorso ai fantasmi, come si disse. Perciò la verità intelligibile gli angeli la presentano all'uomo sotto immagini sensibili, secondo quanto dice Dionigi: "È impossibile che rifulga altrimenti a noi il raggio divino, se non avvolto dalla varietà dei velami sacri". - Quanto all'altra funzione è certo che l'intelletto umano, data la sua inferiorità, riceve un aiuto dall'influsso dell'intelletto angelico. Secondo questi due aspetti, dunque, va intesa l'illuminazione dell'uomo da parte degli angeli.” (Summa I, Q111)




In quest'ambito si colloca l'azione degli Angeli Custodi assegnati a ciascun uomo per guidare al Bene ma anche l'azione degl'Angeli in genere nei confronti degli uomini. In particolare gl'Angeli possono 1) trasmutare gl'uomini con la loro Virtù naturale; 2) possono agire nell'esercizio del loro ministero in quanto inviati da Dio; 3) popssono custodirli; 4) gl'angeli caduti o demoni possono osteggiarli.


Gl'Angeli possono infatti agire sull'Intelletto dell'uomo illuminandolo:”...l'intelletto umano non può afferrare la nuda verità intelligibile; perché è a lui connaturale intendere mediante il ricorso ai fantasmi, come si disse. Perciò la verità intelligibile gli angeli la presentano all'uomo sotto immagini sensibili, secondo quanto dice Dionigi: "È impossibile che rifulga altrimenti a noi il raggio divino, se non avvolto dalla varietà dei velami sacri". - Quanto all'altra funzione è certo che l'intelletto umano, data la sua inferiorità, riceve un aiuto dall'influsso dell'intelletto angelico. Secondo questi due aspetti, dunque, va intesa l'illuminazione dell'uomo da parte degli angeli.” (Summa, I Q 111 a1).


Inoltre gl'Angeli possono agire anche sulla Volontà dell'uomo sebbene soltanto dall'esterno. Infatti:


La volontà può essere mossa in due modi. Primo, dall'interno. Orbene, poiché il moto della volontà non è altro che la sua inclinazione verso la cosa voluta, muovere la volontà nel predetto modo è proprio di Dio solo, che conferisce alla natura intellettiva la virtù necessaria per tale inclinazione. Come infatti l'inclinazione naturale proviene soltanto da Dio, che dà la natura alle cose: così l'inclinazione della volontà proviene soltanto da Dio, che causa il volere. Secondo, la volontà può esser mossa dall'esterno. Nell'angelo ciò è possibile in un modo soltanto, cioè mediante il bene appreso con l'intelletto. Perciò uno può muovere la volontà di un altro, presentandogli un oggetto come un bene desiderabile. E anche così Dio solo può muovere irresistibilmente la volontà; l'angelo e l'uomo invece, e si è già visto, soltanto facendo opera di persuasione. - La volontà umana pero, può essere mossa dall'esterno anche in altra maniera, e cioè dalla passione che sorge nell'appetito sensitivo; così la volontà viene spinta a volere qualche cosa dalla concupiscenza o dall'ira. E per questo verso, in quanto hanno il potere di suscitare tali passioni, possono muovere la volontà anche gli angeli. Non è tuttavia un moto necessitante: perché la volontà resta sempre libera di acconsentire o resistere alla passione.” (Summa Q.111 a2)


Anche sull'Immaginativa dell'uomo gl'Angeli possono agire:


Tanto gli angeli buoni che quelli cattivi possono, in forza del potere della loro natura, influire sull'immaginativa dell'uomo. E la cosa si può spiegare così. Si è detto che la natura corporea obbedisce agli angeli quanto al moto locale. Perciò, tutti i fenomeni derivanti dal moto locale dei corpi, rientrano nel potere naturale degli angeli. Ora, è chiaro che le immagini della fantasia sono talvolta causate in noi dagli spostamenti degli spiriti (vitali) e degli umori. Difatti Aristotele, nell'assegnare la causa dei sogni, afferma che "quando l'animale dorme, all'affluire copioso del sangue al principio (o radice) della sensibilità, vi affluiscono insieme i moti", cioè le impressioni lasciate dalle mozioni degli oggetti sensibili, che si conservano negli spiriti vitali, "e muovono il principio della sensibilità", in modo da produrvi delle apparizioni, come se allora tale principio fosse stimolato dagli oggetti esterni. E può essere tanto forte l'agitazione degli spiriti e degli umori, da produrre tali apparizioni anche nello stato di veglia: come accade ai pazzi e ad altri alienati. Quindi, come siffatti fenomeni possono verificarsi per un turbamento naturale degli umori, e talvolta per mezzo della stessa volontà dell'uomo, che volontariamente riproduce con l'immaginazione quanto aveva percepito con i sensi; così possono anche verificarsi per influsso di un angelo buono o cattivo, a volte con astrazione dai sensi corporei, a volte senza tale astrazione.” (Summa Q111 a3)



Ed infine essi possono agire anche sui sensi dell'uomo:



I sensi possono esser mossi in due modi. Primo, dall'esterno; come quando son mossi dagli oggetti sensibili. Secondo, dall'interno: vediamo infatti che essi si alterano, quando si turbano gli spiriti vitali e gli umori organici; così il gusto del malato, avendo la lingua cosparsa di umore bilioso, sente tutto amaro; e lo stesso accade per gli altri sensi. Ora, gli angeli, col loro potere naturale, sono in grado di muovere i sensi dell'uomo in ambedue i modi. Infatti, dall'esterno possono presentare ai sensi oggetti sensibili, o esistenti già nella natura, o formati da loro stessi, come fanno quando assumono un corpo, secondo quanto si disse. Dall'interno poi, si è detto, possono muovere gli spiriti vitali e gli umori, e, per mezzo di essi, produrre alterazioni varie nei sensi.” (Summa Q111 a4).



La trattazione degli Angeli da parte di San Tommaso è considerata, come molte altre sue, una delle più importanti ed esaustive, tuttavia sebbene questa trattazione riguardi genericamente tutti gl'Angeli ma in primis quelli Fedeli, quella specifica degl'Angeli caduti, è oggetto specifico del De Malo.

francesco latteri scholten