domenica 13 gennaio 2019

La sconfitta di Padre Agostino Gemelli: con i parametri della Scienza Dio è morto e l'uomo distrutto.


E' lapidario nel cogliere il nocciolo della questione nell'anno della grande contestazione, il 1968, l'allora Prof. Joseph Ratzinger: “... la Fede non si darà mai né potrà assolutamente darsi ed essere trovata sul piano della scienza del fattibile, sul piano del “verum quia factum seu faciendum”; per cui, ogni tentativo di porla sul tappeto in questo modo, di volerla dimostrare nel senso del sapere applicato al fattibile, deve per forza andare a vuoto. Nella struttura di questo tipo di sapere non la si può trovare; e chi vorrà egualmente piazzarla sul tavolo delle analisi si troverà ad aver posto su quel tavolo qualcosa di falso. L'inquietante “forse”, con cui la Fede assilla sempre e dappertutto l'uomo, non rimanda ad un'incertezza nell'ambito della scienza del fattibile, ma costituisce proprio la rimessa in discussione del carattere assoluto di questo settore, la sua relativizzazione in quanto è solo un piano dell'essere umano e dell'essere in genere; un piano che può avere unicamente il carattere di penultimo” (Introduzione al Cristianesimo, p. 63). Eppure l'ambizione / tentazione dell'uomo di voler / poter trovare Dio su questo piano penultimo, e anzi di 


doversi calare in esso come voleva tra gl'altri Padre Agostino Gemelli, è antica assai come pure la pretesa che Dio debba manifestarsi su questo piano. Una traccia di questa tentazione possiamo trovarla già nelle famose “cinque vie” di San Tommaso d'Aquino, segnatamente in riferimento al principio di causalità e finalità; la ritroviamo ancora nel Cogito cartesiano. Entrambe porteranno al razionalismo illuminista ateo degli enciclopedisti e di tanta parte della scienza e della cultura moderna e contemporanea. E' stato invero l'enfant terrible della cultura moderna atea, il padre dell'irrazionalismo, Friedrich Nietzsche, seguendo ed introducendo quale filo conduttore nella Filosofia il principio inverso a quello di finalità, ovvero il principio genalogico, ad anticipare ne “La gaia Scienza” - il titolo è al tempo ironico e sarcastico – non solo le citate affermazioni di Joseph Ratzinger, ma anche a comprendere in quale realtà personale, sociale e civile venisse proiettato l'uomo con l'assunzione dei parametri della scienza del fattibile, del piano del “verum quia factum seu faciendum”, ovvero quella ben descritta in uno dei suoi aforismi più celebri proprio ne “La Gaia Scienza”, l'aforisma 125: “L'uomo folle. Non avete sentito parlare di quell'uomo folle che, chiarore del mattino, accendeva una lampada, andava al mercato e gridava 


incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. Poiché molti di coloro che si trovavano là non credevano in Dio, suscitò una gran risata. “Si è forse perduto?” disse uno. “Ha smarrito la strada come un bimbo?” disse un altro. “O forse si è nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? E' emigrato?” E così gridavano e ridevano insieme. Il folle balzò in mezzo a loro e li trafisse con lo sguardo. “Dov'è andato Dio?” gridò. “Ve lo dico io. L'abbiamo ucciso noi, voi e io! Noi tutti siamo i suoi assassini. Ma come abbiamo fatto? Come siamo riusciti a bere tutto il mare, fino all'ultima goccia? Chi ci ha dato la spugna per cancellare tutto l'orizzonte? Che cosa abbiamo fatto quando abbiamo svincolato questa Terra dal suo Sole? Ma in che dirazione si muove adesso? In che direzione ci muoviamo noi? Lontano da ogni Sole? Non precipitiamo sempre più? E all'indietro, di lato, in avanti, da ogni parte? Esistono ancora un sotto ed un sopra? Non vaghiamo attraverso un nulla infinito? Non avvertiamo l'alito dello spazio vuoto? Non fa più freddo? Non scende di continuo la notte, sempre più notte? Non occorre accendere la lampada anche al mattino? Non sentiamo il frastuono dei becchini che stanno seppellendo Dio? Non sentiamo ancora l'odore della putrefazione divina – anche gli dei si 


putrefanno? Non è troppo grande per noi la grandezza di quest'azione? Non dobbiamo divenire dei noi stessi per essere degni di lei? Non c'è mai stata azione più grande di questa e chi viene dopo di noi appartiene, in virtù di questa azione, ad una storia più elevata di quanto non sia stata la storia fino ad oggi!” A questo punto il folle tacque e riprese a osservare i suoi ascoltatori: anch'essi tacevano guardandolo estraniati. Ibfine egli gettò a terra la sua lampada che andò in mille pezzi e si spense. “Sono venuto troppo presto”, disse poi, “non è ancora l'ora. Questo evento enorme è ancora per strada, in cammino – non è ancora giunto alle orecchie degl'uomini. Lampo e tuono hanno bisogno di tempo, la luce degli astri ha bisogno di tempo, le azioni hanno bisogno di tempo, anche dopo essere state compiute, per essere viste e udite. Questa azione è ancora più lontana degli astri più lontani, - eppure sono stati loro a compierla!”. Si dice che il folle, quello stesso giorno, sia penetrato in diverse chiese e vi abbia intonato il suo Requiem aeternam deo. A chi lo conduceva fuori e cercava di farlo parlare, rispondeva sempre: “che cosa sono ormai queste 


chiese se non le tombe ed i monumenti funebri di Dio?”. C'è di più. E' sempre Nietzsche ad intuire per primo ciò che la scienza dimostrerà inizialmente con Jean Marie Charcot e poi con il suo allievo Siegmund Freud e con l'allievo di quest'ultimo, Carl Gustav Jung, ovvero che il cosiddetto “Soggetto Razionale” invero non è né soggetto né razionale. Il punto d'arrivo è ben sintetizzato da Edith Stein – alias Teresa Benedetta della Croce, Santa, Martire e Dottore della Chiesa - : la nostra coscienza ordina i vissuti in base alla loro intensità ed a quella delle pulsioni attive al momento in cui sono stati vissuti ed al momento attuale; si costituisce così il flusso della coscienza (Psicologia e scienze dello Spirito). Nella costituzione del flusso della coscienza vanno al tempo anche inseriti gli archetipi dell'inconscio collettivo che non sono statici ma hanno una dynamis all'interno della coscienza e che il singolo da una parte recepisce anche inconsciamente dalla società, dall'altra contribuisce a creare. Va qui anche inserita la realtà nucleare della filosofia di Sartre ovvero della realtà di scacco del soggetto: esso non può intenzionalizzare sé stesso se non riducendosi ad intenzionalizzato, pietrificandosi: può cogliere sé stesso solo quale oggetto della propria coscienza, ovvero riducendosi 


ad oggetto ma mai può cogliersi come intenzionalizzante in atto. L'esito è quello drammatico ben messo in luce ne “La misteriosa fiamma della regina Loana” di Umberto Eco: il soggetto è l'esito di pulsioni irrazionali ed archetipi dell'inconscio collettivo. E' al cospetto di tutto ciò che appare la Verità ultima per l'uomo affermata solennemente da nostro Signore: “Io sono la Via, la Verità e la Luce … Io sono il Primo e l'Ultimo, l'Alfa e l'Omega ed il Vivente...” Il seguire Lui ci consente di scoprire la nostra Vocazione, il nostro vero Nome, ovvero il costituirci e realizzarci quali Soggetti Veri. Come già voleva Qohelet: “Dio sa che la sapienza dei sapienti è vana...” La vera vittoria, insomma, alla fine, è di San Pio da Pietrelcina.
francesco latteri scholten.