E'
lapidario nel cogliere il nocciolo della questione nell'anno della
grande contestazione, il 1968, l'allora Prof. Joseph Ratzinger: “...
la Fede non si darà mai né potrà assolutamente darsi ed essere
trovata sul piano della scienza del fattibile, sul piano del “verum
quia factum seu faciendum”; per cui, ogni tentativo di porla sul
tappeto in questo modo, di volerla dimostrare nel senso del sapere
applicato al fattibile, deve per forza andare a vuoto. Nella
struttura di questo tipo di sapere non la si può trovare; e chi
vorrà egualmente piazzarla sul tavolo delle analisi si troverà ad
aver posto su quel tavolo qualcosa di falso. L'inquietante “forse”,
con cui la Fede assilla sempre e dappertutto l'uomo, non rimanda ad
un'incertezza nell'ambito della scienza del fattibile, ma costituisce
proprio la rimessa in discussione del carattere assoluto di questo
settore, la sua relativizzazione in quanto è solo un piano
dell'essere umano e dell'essere in genere; un piano che può avere
unicamente il carattere di penultimo”
(Introduzione al Cristianesimo, p. 63). Eppure l'ambizione /
tentazione dell'uomo di voler / poter trovare Dio su questo piano
penultimo, e anzi di
doversi calare in esso come voleva tra gl'altri
Padre Agostino Gemelli, è antica assai come pure la pretesa che Dio
debba manifestarsi su questo piano. Una traccia di questa tentazione
possiamo trovarla già nelle famose “cinque vie” di San Tommaso
d'Aquino, segnatamente in riferimento al principio di causalità e
finalità; la ritroviamo ancora nel Cogito cartesiano. Entrambe
porteranno al razionalismo illuminista ateo degli enciclopedisti e di
tanta parte della scienza e della cultura moderna e contemporanea. E'
stato invero l'enfant terrible della cultura moderna atea, il padre
dell'irrazionalismo, Friedrich Nietzsche, seguendo ed introducendo
quale filo conduttore nella Filosofia il principio inverso a quello
di finalità, ovvero il principio genalogico, ad anticipare ne “La
gaia Scienza” - il titolo è al tempo ironico e sarcastico – non
solo le citate affermazioni di Joseph Ratzinger, ma anche a
comprendere in quale realtà personale, sociale e civile venisse
proiettato l'uomo con l'assunzione dei parametri della scienza del
fattibile, del piano del “verum quia factum seu faciendum”,
ovvero quella ben descritta in uno dei suoi aforismi più celebri
proprio ne “La Gaia Scienza”, l'aforisma 125: “L'uomo
folle. Non avete sentito parlare di quell'uomo folle che, chiarore
del mattino, accendeva una lampada, andava al mercato e gridava
incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. Poiché molti di coloro
che si trovavano là non credevano in Dio, suscitò una gran risata.
“Si è forse perduto?” disse uno. “Ha smarrito la strada come
un bimbo?” disse un altro. “O forse si è nascosto? Ha paura di
noi? Si è imbarcato? E' emigrato?” E così gridavano e ridevano
insieme. Il folle balzò in mezzo a loro e li trafisse con lo
sguardo. “Dov'è andato Dio?” gridò. “Ve lo dico io. L'abbiamo
ucciso noi, voi e io! Noi tutti siamo i suoi assassini. Ma come
abbiamo fatto? Come siamo riusciti a bere tutto il mare, fino
all'ultima goccia? Chi ci ha dato la spugna per cancellare tutto
l'orizzonte? Che cosa abbiamo fatto quando abbiamo svincolato questa
Terra dal suo Sole? Ma in che dirazione si muove adesso? In che
direzione ci muoviamo noi? Lontano da ogni Sole? Non precipitiamo
sempre più? E all'indietro, di lato, in avanti, da ogni parte?
Esistono ancora un sotto ed un sopra? Non vaghiamo attraverso un
nulla infinito? Non avvertiamo l'alito dello spazio vuoto? Non fa più
freddo? Non scende di continuo la notte, sempre più notte? Non
occorre accendere la lampada anche al mattino? Non sentiamo il
frastuono dei becchini che stanno seppellendo Dio? Non sentiamo
ancora l'odore della putrefazione divina – anche gli dei si
putrefanno? Non è troppo grande per noi la grandezza di
quest'azione? Non dobbiamo divenire dei noi stessi per essere degni
di lei? Non c'è mai stata azione più grande di questa e chi viene
dopo di noi appartiene, in virtù di questa azione, ad una storia più
elevata di quanto non sia stata la storia fino ad oggi!” A questo
punto il folle tacque e riprese a osservare i suoi ascoltatori:
anch'essi tacevano guardandolo estraniati. Ibfine egli gettò a terra
la sua lampada che andò in mille pezzi e si spense. “Sono venuto
troppo presto”, disse poi, “non è ancora l'ora. Questo evento
enorme è ancora per strada, in cammino – non è ancora giunto alle
orecchie degl'uomini. Lampo e tuono hanno bisogno di tempo, la luce
degli astri ha bisogno di tempo, le azioni hanno bisogno di tempo,
anche dopo essere state compiute, per essere viste e udite. Questa
azione è ancora più lontana degli astri più lontani, - eppure sono
stati loro a compierla!”. Si dice che il folle, quello stesso
giorno, sia penetrato in diverse chiese e vi abbia intonato il suo
Requiem aeternam deo. A chi lo conduceva fuori e cercava di farlo
parlare, rispondeva sempre: “che cosa sono ormai queste
chiese se
non le tombe ed i monumenti funebri di Dio?”.
C'è di più. E' sempre Nietzsche ad intuire per primo ciò che la
scienza dimostrerà inizialmente con Jean Marie Charcot e poi con il
suo allievo Siegmund Freud e con l'allievo di quest'ultimo, Carl
Gustav Jung, ovvero che il cosiddetto “Soggetto Razionale” invero
non è né soggetto né razionale. Il punto d'arrivo è ben
sintetizzato da Edith Stein – alias Teresa Benedetta della Croce,
Santa, Martire e Dottore della Chiesa - : la nostra coscienza ordina
i vissuti in base alla loro intensità ed a quella delle pulsioni
attive al momento in cui sono stati vissuti ed al momento attuale; si
costituisce così il flusso della coscienza (Psicologia e scienze
dello Spirito). Nella costituzione del flusso della coscienza vanno
al tempo anche inseriti gli archetipi dell'inconscio collettivo che
non sono statici ma hanno una dynamis all'interno della coscienza e
che il singolo da una parte recepisce anche inconsciamente dalla
società, dall'altra contribuisce a creare. Va qui anche inserita la
realtà nucleare della filosofia di Sartre ovvero della realtà di
scacco del soggetto: esso non può intenzionalizzare sé stesso se
non riducendosi ad intenzionalizzato, pietrificandosi: può cogliere
sé stesso solo quale oggetto della propria coscienza, ovvero
riducendosi
ad oggetto ma mai può cogliersi come intenzionalizzante
in atto. L'esito è quello drammatico ben messo in luce ne “La
misteriosa fiamma della regina Loana” di Umberto Eco: il soggetto è
l'esito di pulsioni irrazionali ed archetipi dell'inconscio
collettivo. E' al cospetto di tutto ciò che appare la Verità ultima
per l'uomo affermata solennemente da nostro Signore: “Io
sono la Via, la Verità e la Luce … Io sono il Primo e l'Ultimo,
l'Alfa e l'Omega ed il Vivente...”
Il seguire Lui ci consente di scoprire la nostra Vocazione, il nostro
vero Nome, ovvero il costituirci e realizzarci quali Soggetti Veri.
Come già voleva Qohelet: “Dio
sa che la sapienza dei sapienti è vana...”
La vera vittoria, insomma, alla fine, è di San Pio da Pietrelcina.
francesco
latteri scholten.