martedì 13 ottobre 2015

Un progressista moderno: la vera figura di S. Tommaso d'Aquino.


E' probabilmente Guglielmo da Baskerville, l'immaginario francescano de "Il nome della Rosa", il personaggio più vicino al domenicano Tommaso d'Aquino. Spesso - quasi sempre - si cita l’aquinate come tipica figura del conservatorismo più reazionario. E’ una immagine che ci è propinata a gran torto. La figura del filosofo medievale è invece, se la si rapporta con le realtà tanto socio economico culturali, quanto con quelle reali esistenziali, una figura di grande progressista (forse bisognerebbe addirittura dire rivoluzionario). In un’epoca profondamente connotata dal feudalesimo, il figlio del conte d’Aquino, cugino dell’imperatore tedesco di allora, entra in un ordine mendicante, è sequestrato dai familiari che a questa scelta si oppongono, ma riesce a fuggire. Si reca a Colonia, dove diventa discepolo del grande Alberto, un professore di teologia, che in un’epoca in cui l’Occidente ha ormai dimenticato Aristotele - e non solo lui, sic! - studia, in barba al divieto della Chiesa, Aristotele. Pare quasi di vedere Guglielmo ed Adso, il giovane novizio, introdursi furtivamente la notte, attraverso un passaggio segreto nella biblioteca proibita... Aristotele, ma anche la cultura scientifica perduta sono così restituiti all’Occidente grazie ai testi avuti dagl’arabi che sono presenti in Europa con la loro dominazione della Spagna. L’incontro con la cultura arabo-islamica e tramite questa con quella greca apre una nuova visione del mondo e di Dio, apre una nuova “Weltanschaung” ed una nuova teologia,  di contro a quella precedente costruita interamente ed esclusivamente su Platone. Lo squarcio è enorme e dirompente, e, di nuovo, pare di essere nel romanzo di Eco alla grande diatriba "tra persone colte", infuocata al punto che diversi che pure ne colgono le prospettive, sentono la necessità di mediare con le precedenti visioni, un nome per tutti: S. Bonaventura. Una delle differenze teologiche, ma anche filosofiche fondamentali: a differenza di S. Agostino che - rifacendosi a Platone - ammetteva e con lui la teologia successiva l’idea di Dio come intrinseca al soggetto, S. Tommaso, senza aspettare Locke ed il suo “no innate ideas”, non ammette l’idea innata di Dio, ma cinque vie tramite le quali l’uomo, nella sua condizione di vita terrena può giungere alla conoscenza dell’esistenza di Dio. E’ la razionalità a conferire all’uomo la sua dignità, ma non si tratta di un razionalismo estremistico, bensì temperato, l’uomo infatti ha coscienza di essere soggetto strutturalmente non autofondante. Ha coscienza di non essere e di non poter essere fondamento a sé stesso, ha coscienza del suo limite, così come delle sue potenzialità. E’ una concezione da subito combattuta aspramente dai reazionari dell’epoca,  e Tommaso, al pari di guglielmo da Baskerville sarà inquisito e dopo la sua morte diverse sue tesi condannate. Con tutti i mezzi si farà opposizione specie al suo insegnamento ed all’insegnamento in genere quale lo concepivano lui   ed i suoi. Tommaso, frate in un ordine di frati mendicanti, a servizio dei poveri e della gente comune, in lotta, con gli studenti, per un’università più libera e più aperta a tutti e proprio per questo più impegnativa seria, scientifica, in una parola: più università. Di questo “modus” ci rimane una testimonianza non solo civica di un giovane Tommaso sulle barricate con gli studenti "laici" ma anche proprio nella struttura delle sue celebri  “Quaestio”. Esse ci danno un esempio bellissimo di quella che era allora la lezione universitaria. Il “Baccelliere” - un’assistente del professore o “Magister” - introduceva l’argomento, poi venivano illustrate e dibattute tanto le tesi a favore quanto quelle contrarie, quindi il “Magister” dava il “responsio” rispondendo a tutto. In confronto sono le lezioni universitarie di oggi con il “Professore” che è “one single man orchestra” che “lui se la canta e lui se la suona” ad essere quanto di più antiquato si possa concepire. Comunque, già all’epoca le ostilità furono tante e tali che per consentire l’insegnamento a S.Tommaso dovette intervenire il Papa in persona. 
francesco latteri scholten.