giovedì 25 luglio 2019

Sabato e secolarismo


Ormai qualche tempo fa, un grande regista, Ermanno Olmi, girava un grande film, "Il santo bevitore", con un grande interprete, Rutger Hauer. La storia triste ma grande di un alcolizzato, dunque di un vizioso, che contro tutto il proprio impegno e la propria volontà, alla fine soccombe al proprio vizio. Parrebbe dunque un fallimento umano, la debolezza dell'uomo e la sua sconfitta in essa. Invero proprio in questa l'uomo alla fine, e proprio nella ricaduta, riesce ad intravedere anche la luce. Anche nella disfatta umana l'uomo può incontrare la Luce, 


come nel grido del "mio Dio perché mi hai abbandonato" sulla croce. Ermanno Olmi centra in pieno l'essenza della santità, il suo senso ed il suo significato. L'uomo è santo se e nella misura in cui riesce a rapportarsi a Dio, nella misura in cui riesce ad accettare di rapportarvisi. Anche se nella propria nudità, come Adamo dopo il peccato. Perché Dio riesce comunque a santificarlo, e, dopo la cacciata dall'Eden, ne esce anch'Egli incarnandosi per andare a recuperarlo. Per questo però anche Dio stesso necessita della disponibilità dell'uomo. Per l'incontro con l'uomo sono 


necessari un tempo ed un luogo. Sono necessari cioé - come già bene evidenziava Mircea Eliade - un tempo ed uno spazio sacri. L'uomo, nella sua storia, si è da sempre "incontrato" con Dio, e da sempre ciò è avvenuto in tempi sacri ed in luoghi sacri. Il luogo sacro è ad es. la cima del monte su cui è innalzato il "palo" sacro o totem, per i cristiani la croce sul Golgota. L'accesso al luogo sacro coincide con l'uscita dal profano. Così l'accesso al tempo sacro connota l'uscita da quello profano. Il tempo ed il luogo sacro sono il tempo ed il luogo del culto, 


del rito, ossia della riattualizzazione dell'evento sacro, perciò della irruzione del Numinoso, della sua eternificazione. Ad essi si contrappongono i tempi ed i luoghi profani, ordinari, quotidiani. Il Sabato ed il secolarismo sono una riproposizione della contrapposizione di sacro e profano. Lo sono, ovviamente, anche oggi nella ns società contemporanea. In essa è però acquisita una connotazione nuova sempre - purtroppo - più dilagante. Si tratta della perdita del riferimento al sacro. Nelle società passate il sacro ed il riferimento ad esso connotavano tutto il tempo. La festa, il tempo sacro, 


coincideva con l'evento astrale, l'equinozio di primavera e d'autunno, il solstizio d'inverno e d'estate (è rimasto sostanzialmente così anche per il cristianesimo le cui grandi festività coincidono esse pure con questi eventi). Per questo il tempo sacro connotava ed indirizzava tutto il tempo e l'agire dell'uomo, anche quello profano, ed anche l'uomo "senza Dio" ne era orientato nel proprio vivere ed operare. Oggi il secolarismo profano ha invaso ed invade sempre 


più il sacro, ponendosi esso a riferimento totale. Non potendo però imporre il proprio riferimento anche al tempo sacro, lo impone erigendosi a riferimento totale per l'uomo: un uomo connotato dalla dissacrazione. Il secolarismo totalizzante di oggi nega il Sabato. L'uomo totalmente secolarizzato è l'uomo che si è privato del Sabato, del tempo sacro senza del quale non può più trovare neppure il luogo sacro perché quand'anche lo trovasse questo non avrebbe per lui 


più alcun significato. Esso, a differenza de "Il santo bevitore", si è dannato perché, assolutizzato il rapporto con il mondo, si è negato il rapporto con Dio: "Ecco Dite ed ecco il loco ove convien che di fortezza t'armi"(Dante, Inferno XXXIV). "Il dio dell'Inferno come custode delle ricchezze che escon di terra e si risolvono in terra e affiggono l'uomo alla terra, e lo seppelliscono vivo, e gli fanno un inferno di sé"(Tommaseo.)
francesco latteri scholten.