Il
“caso Redondi” nel "Galileo Galilei e la cultura scientifica
nell‘età della controriforma" di Michele CAMEROTA, ovvero il “Caso
Galilei” alla luce delle due più importanti opere sulla
controversia.
Mi
è stato chiesto di confrontarmi con il testo di Michele Camerota su
Galileo pubblicato nel 2004. L’ho fatto. Ricevuto il volume tra le
mani mi sono trovato confermato in ciò che era già assai più di
una intuizione: ho davanti un testo tecnico specialistico accurato e
ben fatto, frutto di anni di studio e di ricerca. Ricomincio a
disaminare il volume e sono colpito dall’anno di pubblicazione, il
2004. E’ esattamente venti anni dopo, come passa il tempo, la
pubblicazione dell’ultimo libro che mi è capitato di leggere su
Galileo. Era il 1984, ed il libro fece scalpore, e con esso l’autore,
Pietro Redondi, per la scoperta cui in esso faceva riferimento, di un
documento dimostrante che l’accusa contro Galileo fosse di atomismo
e non di copernicanesimo. Tutta la questione galileiana avrebbe
dunque dovuta essere rivista.
Camerota cosa ne dice? Ci sono delle novità? Egli si occupa direttamente della vicenda in modo serio e completo nelle pagine 390 (ultima riga) e successive del suo volume: "Dobbiamo ad un controverso (ma innovativo e ricco di suggestioni) libro di Pietro Redondi la scoperta di uno sconosciuto documento, che ha decisamente aperto nuovi scenari sulla questione della ricezione della teoria atomistica galileiana". I “fatti” nuovi ci sono, in particolare ce n’è uno che mi rallegra personalmente in quanto “Ex Alunno” dei Gesuiti: “Più recentemente, tuttavia, un accurato esame - ad opera di Sergio Pagano - ha decisamente escluso che la scrittura (dell’atto di accusa contro Galileo, ndr.) possa essere addebitata alla penna del Grassi. L’analisi della filigrana delle carte smentisce anzi la stessa possibilità di una provenienza da area gesuitica della supposta denuncia, facendo emergere lo stemma di un arcivescovo o cardinale. Approfondendo gli esiti del lavoro di Pagano, Rafael Martinez è giunto ad individuare nell’effigie riprodotta nelle filigrane dei fogli di G3 lo stemma del cardinale Tiberio Muti, vescovo di Viterbo dal 1611 al 1636, un personaggio che Galileo conosceva bene e alla cui presenza, nel corso del soggiorno romano del 1615 - 1616 aveva discusso del problema della possibilità di vita sulla Luna. Per quanto il documento non possa essere ascritto alla persona del Muti (in ragione della evidente differenza con la calligrafia del cardinale), nondimeno, resta certamente la possibilità di identificare G3 come proveniente da una cerchia vicina al cardinale o alla sua famiglia, che avrebbe facilmente avuto a disposizione la carta con la
Camerota cosa ne dice? Ci sono delle novità? Egli si occupa direttamente della vicenda in modo serio e completo nelle pagine 390 (ultima riga) e successive del suo volume: "Dobbiamo ad un controverso (ma innovativo e ricco di suggestioni) libro di Pietro Redondi la scoperta di uno sconosciuto documento, che ha decisamente aperto nuovi scenari sulla questione della ricezione della teoria atomistica galileiana". I “fatti” nuovi ci sono, in particolare ce n’è uno che mi rallegra personalmente in quanto “Ex Alunno” dei Gesuiti: “Più recentemente, tuttavia, un accurato esame - ad opera di Sergio Pagano - ha decisamente escluso che la scrittura (dell’atto di accusa contro Galileo, ndr.) possa essere addebitata alla penna del Grassi. L’analisi della filigrana delle carte smentisce anzi la stessa possibilità di una provenienza da area gesuitica della supposta denuncia, facendo emergere lo stemma di un arcivescovo o cardinale. Approfondendo gli esiti del lavoro di Pagano, Rafael Martinez è giunto ad individuare nell’effigie riprodotta nelle filigrane dei fogli di G3 lo stemma del cardinale Tiberio Muti, vescovo di Viterbo dal 1611 al 1636, un personaggio che Galileo conosceva bene e alla cui presenza, nel corso del soggiorno romano del 1615 - 1616 aveva discusso del problema della possibilità di vita sulla Luna. Per quanto il documento non possa essere ascritto alla persona del Muti (in ragione della evidente differenza con la calligrafia del cardinale), nondimeno, resta certamente la possibilità di identificare G3 come proveniente da una cerchia vicina al cardinale o alla sua famiglia, che avrebbe facilmente avuto a disposizione la carta con la
filigrana del cardinale. Lo studio di Martinez sul
possibile autore di G3 è legato al recente ritrovamento di un’altra
importante scrittura. Si è infatti scoperto che il volume EE della
serie Acta et Documenta dell’Archivio della congregazione per la
Dottrina della Fede contiene, proprio nella carta precedente il testo
originariamente pubblicato da Redondi, un pronunciamento (vergato in
latino) concernente anch’esso la questione del rapporto tra
l’atomismo e la dottrina eucaristica. Più precisamente il
documento costituisce un giudizio circa le idee espresse nel cap. 48
de Il Saggiatore (una parte riguardante le qualità dei corpi, cioè
l’atomismo, appunto, ed in cui vengono ravvisati sei errori)”.
Mi
scuso della lunghezza della citazione, la quale però mi pare
giustificata dal fatto che essa consente una presa diretta con la
qualità e l’approfondimento tecnico scientifico del lavoro di
Camerota. C’è qui un fatto nuovo importante: padre Orazio Grassi
non è l'autore della denuncia segreta contro Galileo all'Inquisizione
per atomismo. Su Padre Grassi Camerota riporta un ulteriore fatto: Le
implicazioni delle tesi galileiane non sfuggirono al padre Grassi, il
quale replicando a Il Saggiatore, nella sua Ratio ponderum Librae et
Simbellae, pubblicata (ancora sotto lo pseudonimo di Lotario Sarsi) a
Parigi nel 1626, ne evidenziò l’eterodossia dal punto di vista
dottrinario. Grassi rilevava che la concezione galileiana della
materia e della sensazione sembrava confliggere ineluttabilmente con
un importante precetto della Chiesa di Roma: il miracolo eucaristico:
“Nell’ostia è comunemente affermato, le specie sensibili, il
calore, il sapore e così via, permangono: Galileo invece dice che il
calore e il sapore, fuori da colui che li avverte, e pertanto anche
nell’ostia, sono dei puri nomi, ossia essi non sono niente. Si
dovrà dunque inferire da ciò che Galileo dice, che il calore e il
sapore non sussistono nell’ostia. L’animo prova orrore solo a
pensarlo.” Orazio Grassi ha dunque risposto pubblicamente a
Galileo. L’affermazione di Camerota che “… la tesi di Redondi
risulti non condivisibile in quanto non adeguatamente sostenuta da
riscontri documentari” è senz’altro vera - stante i nuovi
riscontri - per quanto concerne padre Orazio Grassi. Personalmente
ritengo che sarebbe stato dovere tecnico scientifico di Redondi,
anziché, basandosi sull’apparente identità di grafia (che peraltro è somigliantissima e avrebbe ingannato chiunque non fosse un grafologo esperto) imbastire
teoremi e supposizioni, provvedere o far provvedere ad un esame
tecnico accurato, a cominciare da quello calligrafico ed a quello
della carta, filigrana compresa. Già qui tuttavia comincia a
stagliarsi la questione di fondo: atomismo o copernicanesimo, o
entrambi, o più uno o l’altro. Camerota riassume la tesi di
Redondi come segue:
“Nel 1983, Redondi pubblicava un volume,
Galilei eretico, in
cui proponeva una nuova interpretazione delle
ragioni della condanna dello scienziato pisano, avvenuta nel 1633. Il
processo intentato a Galileo con l’accusa di aver indebitamente
difeso la concezione copernicana, avrebbe, in realtà, mirato ad
evitare che l’autore del Dialogo sopra i due massimi sistemi
venisse coinvolto in un procedimento assai più grave e rischioso,
basato sull’accusa di eresia eucaristica.” Subito dopo Camerota
ci dà la sua valutazione sul “caso” Redondi cui è necessario
fare riferimento: “Benchè la tesi di Redondi risulti non
condivisibile in quanto non adeguatamente sostenuta da riscontri
documentari, la sua ricognizione degli ambienti in cui si dipanano le
vicende galileiane (in particolare di quello della corte romana) e la
disamina delle conseguenze sul piano dell’ortodossia dottrinale
provocate dalla adesione alle tesi atomistiche rappresentano un
importante contributo in direzione di una più adeguata comprensione
dei modi in cui le idee scientifiche si innestarono nell’ambito del
dibattito culturale, politico e religioso della prima metà del
Seicento.” Camerota sostiene dunque sostanzialmente:
a) che è provato che non sia stato padre Orazio Grassi il denunziante segreto di Galileo e neppure i Gesuiti; b) che non esistano riscontri documentari adeguati a sostenere lo “spostamento” dell’accusa nel processo a Galileo da atomismo a copernicanesimo;
a) che è provato che non sia stato padre Orazio Grassi il denunziante segreto di Galileo e neppure i Gesuiti; b) che non esistano riscontri documentari adeguati a sostenere lo “spostamento” dell’accusa nel processo a Galileo da atomismo a copernicanesimo;
c) che il
documento G3 è autentico, anche se non redatto da padre Grassi, e
che dunque l’atomismo abbia avuto un ruolo nella vicenda galileiana
al suo tempo;
d) che l’atomismo non abbia però avuto alcun ruolo nelle vicende giudiziarie di Galileo;
e) che fatto precipuo sia e resti comunque il copernicanesimo, e che solo questo concerna le vicende giudiziarie. E conclude quindi: La rottura del paradigma ileomorfico aristotelico - tomista a vantaggio di una innovativa (benchè radicata nella filosofia degli antichi) soluzione, quella del crepuscolarismo, importava dunque, cospicui problemi di allineamento e accordo con il corpus dei pronunciamenti tridentini e, in particolare, con le deliberazioni concernenti il dogma eucaristico. Da questo punto di vista, alcuni lettori de Il Saggiatore (tra cuipadre Grassi) rilevarono con prontezza l’eterodossia delle tesi corpuscolari galileiane, non mancando di segnalarle come (sono parole del documento EE 291) assurde e contrarie alla fede. Queste accuse non ebbero niente a che vedere ed in nessun modo influirono sulle vicende del successivo processo celebrato contro Galileo; nondimeno il loro affiorare rende testimonianza delle
d) che l’atomismo non abbia però avuto alcun ruolo nelle vicende giudiziarie di Galileo;
e) che fatto precipuo sia e resti comunque il copernicanesimo, e che solo questo concerna le vicende giudiziarie. E conclude quindi: La rottura del paradigma ileomorfico aristotelico - tomista a vantaggio di una innovativa (benchè radicata nella filosofia degli antichi) soluzione, quella del crepuscolarismo, importava dunque, cospicui problemi di allineamento e accordo con il corpus dei pronunciamenti tridentini e, in particolare, con le deliberazioni concernenti il dogma eucaristico. Da questo punto di vista, alcuni lettori de Il Saggiatore (tra cuipadre Grassi) rilevarono con prontezza l’eterodossia delle tesi corpuscolari galileiane, non mancando di segnalarle come (sono parole del documento EE 291) assurde e contrarie alla fede. Queste accuse non ebbero niente a che vedere ed in nessun modo influirono sulle vicende del successivo processo celebrato contro Galileo; nondimeno il loro affiorare rende testimonianza delle
preoccupazioni che le dottrine galileiane
suscitarono nell’ambito della cultura dominante e del grado di
allerta con cui alcuni zelanti difensori della vera filosofia (per
usare l’espressione del documento EE291) lessero le opere dello
scienziato pisano. Dunque atomismo sì, ed è vero che l’atomismo
abbia svolto un ruolo cospicuo nel dibattito dell’epoca, è vero
che c’è stata anche una denuncia in tal senso, ma è vero che il
fatto preponderante sia comunque stato il copernicanesimo e solo
questo abbia avuto un ruolo significativo nel processo.
E’
questa la tesi di fondo di Camerota. Per correttezza, riporto in
estrema sintesi anche la tesi di fondo sul cui sviluppo è basato il
libro di Redondi anche perché essa mette in luce una intuizione
davvero geniale del grande scienziato pisano: sostenere il
copernicanesimo è mettere il sole al centro, ma questo per Galilei -
secondo Redondi - è mettere al centro la luce, cioè i corpuscoli,
in quanto la luce per Galileo aveva natura corpuscolare, ed il
dualismo onda particella sarà poi dimostrato definitivamente dal De
Broglie. Galilei avrebbe cioè avuto una visione unitaria della
natura e atomismo e copernicanesimo sarebbero stati soltanto modi
diversi di manifestarsi della realtà. E’ l’immagine di Galileo
che condivido personalmente, e che a mio giudizio, ne manifesta
l’autentico valore e la vera grandezza. Il confronto Camerota -
Redondi è invece sostanzialmente confronto tra due tesi di fondo
atomismo e copernicanesimo, e questo appare evidente già se, nel
libro di Camerota, ci si confronta con la disamina che egli fa de Il
Saggiatore. Egli infatti disamina il testo di Galileo mettendo in
primo piano il copernicanesimo ed in secondo l’atomismo e sulla
base di questa concezione attacca Redondi:
Stante la prudenza con cui Galileo richiamava la soluzione copernicana, Redondi ritiene che il Saggiatore non potesse essere in alcun modo accusato di sostenere la tesi geocinetica. In realtà, come già Grassi aveva posto in rilievo nella sua Libra astronomica del 1619, la teoria cometaria galileiana (sia nel Discorso delle comete che nel Saggiatore), implicava di necessità il moto terrestre, quale obbligata conseguenza dell’assunzione di una traiettoria rettilinea delle comete. Redondi, comunque, non prende affatto in considerazione tale aspetto e giudica, pertanto, implausibile che la denuncia nei confronti de Il Saggiatore concernesse il copernicanesimo. Egli opina invece che la dottrina del moto menzionata dal Guiducci vada intesa nel senso del movimento degli atomi, aspetto su cui, come abbiamo visto,
Stante la prudenza con cui Galileo richiamava la soluzione copernicana, Redondi ritiene che il Saggiatore non potesse essere in alcun modo accusato di sostenere la tesi geocinetica. In realtà, come già Grassi aveva posto in rilievo nella sua Libra astronomica del 1619, la teoria cometaria galileiana (sia nel Discorso delle comete che nel Saggiatore), implicava di necessità il moto terrestre, quale obbligata conseguenza dell’assunzione di una traiettoria rettilinea delle comete. Redondi, comunque, non prende affatto in considerazione tale aspetto e giudica, pertanto, implausibile che la denuncia nei confronti de Il Saggiatore concernesse il copernicanesimo. Egli opina invece che la dottrina del moto menzionata dal Guiducci vada intesa nel senso del movimento degli atomi, aspetto su cui, come abbiamo visto,
lo stesso Grassi, nella sua Ratio dell’anno successivo
(1626), aveva modo di attirare l’attenzione, sottolineandone la
discordanza con i pronunciamenti della Chiesa in materia eucaristica.
Si tratta di un punto sul quale è bene semplificare un po’ meno e
confrontarsi meglio con Redondi. Al momento in cui scrivo non ho la
possibilità di recarmi in biblioteca - la più vicina è a Palermo -
a procurarmi una copia del libro di Redondi e debbo perciò rifarmi
alla mia che, siccome all’epoca ero in Germania, è in lingua
tedesca, il riferimento delle pagine sarà dunque alla edizione in
lingua tedesca e la traduzione mia. Redondi dedica intere pagine agli
inizi del secondo capitolo “Comete presagio di sventura” a
sostenere che tutto Il Saggiatore - compreso l’atomismo - è stato
scritto a sostegno del copernicanesimo ma che siccome nel 1616 il
Cardinale Bellarmino aveva imposto a Galileo di non sostenere più
apertamente le tesi copernicane, allo scienziato pisano erano rimaste
due sole vie a sostegno delle proprie tesi: 1) il sostegno indiretto
attraverso ad es. l’atomismo; 2) combattere le tesi
anticopernicane. Cito alcuni passi: Galilei iniziò la polemica su
posizione, moto e natura delle comete contro Tycho Brahe ed i suoi
epigoni con armi del tutto impari. Aveva tuttavia una motivazione
nascosta: impedire che le comete potessero essere addotte per
confutare il copernicanesimo. Così Galileo si gettò nella
discussione senza peraltro aver fatto di persona alcuna osservazione
né alcun calcolo; Un corpo celeste che (apparentemente) non si
muoveva su di una orbita, costituiva infatti una minaccia al sistema
copernicano o perlomeno la base per una ipotesi imprevista e
pericolosa. … Galilei
concepì una risposta geniale: propose di negare semplicemente la
realtà fisica delle comete. Si tratterebbe non già di corpi celesti
ma di semplici apparizioni luminose come l’arcobaleno o i riflessi
del sole nel mare al tramonto…Convinto della bassa posizionatura
delle comete badando bene di collocarle lontano dal cielo di
Copernico, Galileo propose una teoria delle comete che nient’altro
era che una rivisitazione in chiave ottica della vecchia teoria di
Aristotele sulle comete. C’era però una differenza fondamentale:
Aristotele supponeva un fuoco originato dal moto di vapori terrestri,
Galileo sosteneva che esse fossero semplicemente un riflesso di
questi vapori, senza alcun effetto termico dovuto al loro moto. Con
queste concezioni tratte dalle tesi di Aristotele sulle meteore si
sarebbe potuto - così sembrava - prevenire il copernicanesimo dalle
tesi di Tycho Brahe. Come si vede, Il Saggiatore non arricchisce
l’astronomia di nuove osservazioni o tesi originali, ma soltanto di
geniali polemiche. Esse erano tanto più geniali in quanto,
paradossalmente il loro fine non era di fondare una nuova teoria
sulle comete, ma quello di
inficiare tramite una logica provocatoria
e non contraddicibile la certezza concettuale dell’avversario,
ossia Tycho Brahe ed i suoi accoliti anticopernicani e privarli delle loro certezze esperienziali costruite rigorosamente sull’osservazione
diretta. Redondi perciò mostra come Il Saggiatore sostenga sì la
tesi geocinetica o copernicana ed in maniera assai forte, anche se
non direttamente ma nell’unico modo possibile a Galileo, ossia
indirettamente e trasversalmente.
Vero è invece, come nota
Camerota, che riguardo al documento del Guiducci, Redondi - partendo
dalla propria tesi che al contrario di quella di Camerota pone la sua
centralità sull’atomismo - dice che la dottrina del moto andrebbe
riferita non ai corpi ma ai corpuscoli, ovvero intesa non in senso
copernicano ma atomistico. Conviene a questo punto tornare
direttamente a Il Saggiatore per vedere come, una volta spiegate le
comete come fenomeno ottico dovuto ai vapori e quindi utilizzati i
corpuscoli, Galileo esponga la propria concezione atomistica nel cap.
48, perché ad essa si rifà un documento che Camerota giudica tanto
importante quanto misconosciuto e che proprio per questo vogliamo poi
disaminare.
In questo celebre capitolo Galileo sostiene che la realtà vera, ossia quella dei corpuscoli, o del mondo corpuscolare, sia del tutto diversa da quella in cui i nostri sensi ci hanno abituato a vedere il mondo, cerco di stralciarne le parti più importanti: Restami ora, che conforme alla promessa fatta di sopra a V.S. Illustrissima, io dica certo mio pensiero intorno alla proposizione ‘Il moto è causa di calore’, mostrando in qual modo mi par ch’ella possa esser vera. Ma prima mi fa bisogno di fare alcuna considerazione sopra questo che noi chiamiamo caldo, del qual dubito grandemente che in universale ne venga formato concetto assai lontano dal vero, mentre vien creduto essere un vero accidente affezione e qualità che realmente risegga nella materia dalla quale noi sentiamo riscaldarci. Per tanto io dico che ben sento tirarmi dalla necessità, subito che concepisco una materia o sostanza corporea, a concepire insieme ch’ella è terminata e figurata di questa o di quella figura, ch’ella in relazione ad altre è grande o piccola, ch’ella è in questo o quel luogo, in questo o quel tempo, ch’ella si muove o sta ferma, ch’ella tocca o non tocca un altro corpo, ch’ella è una, poche o molte, né per veruna imaginazione posso separarla da queste condizioni; ma ch’ella debba essere bianca o rossa, amara o dolce, sonora o
In questo celebre capitolo Galileo sostiene che la realtà vera, ossia quella dei corpuscoli, o del mondo corpuscolare, sia del tutto diversa da quella in cui i nostri sensi ci hanno abituato a vedere il mondo, cerco di stralciarne le parti più importanti: Restami ora, che conforme alla promessa fatta di sopra a V.S. Illustrissima, io dica certo mio pensiero intorno alla proposizione ‘Il moto è causa di calore’, mostrando in qual modo mi par ch’ella possa esser vera. Ma prima mi fa bisogno di fare alcuna considerazione sopra questo che noi chiamiamo caldo, del qual dubito grandemente che in universale ne venga formato concetto assai lontano dal vero, mentre vien creduto essere un vero accidente affezione e qualità che realmente risegga nella materia dalla quale noi sentiamo riscaldarci. Per tanto io dico che ben sento tirarmi dalla necessità, subito che concepisco una materia o sostanza corporea, a concepire insieme ch’ella è terminata e figurata di questa o di quella figura, ch’ella in relazione ad altre è grande o piccola, ch’ella è in questo o quel luogo, in questo o quel tempo, ch’ella si muove o sta ferma, ch’ella tocca o non tocca un altro corpo, ch’ella è una, poche o molte, né per veruna imaginazione posso separarla da queste condizioni; ma ch’ella debba essere bianca o rossa, amara o dolce, sonora o
muta, di grato o
ingrato odore, non sento farmi forza alla mente di doverla apprendere
da cotali condizioni necessariamente accompagnata: anzi, se i sensi
non ci fussero scorta, forse il discorso o l’immaginazione per se
stessa non v’arriverebbe già mai. Per lo che vo io pensando che
questi sapori, odori, colori etc, per la parte del suggetto nel quale
ci par che riseggano, non sieno altro che puri nomi, ma tengano
solamente lor residenza nel corpo sensitivo, sì che rimosso
l’animale, sieno levate ed annichilate tutte queste qualità;
Tuttavolta però che noi, sì come gli abbiamo imposti nomi
particolari e differenti da quelli de gli altri primi e reali
accidenti, volessimo credere ch’esse ancora fussero veramente e
realmente da quelli diverse. E’ questo l’importante e controverso
nucleo della concezione corpuscolare di Galileo, peraltro del tutto
confermato dalla fisica moderna e contemporanea: a livello
corpuscolare, cioè atomico esistono soltanto realtà quantitative,
oggi diciamo massa ed energia, Galileo diceva sostanza, relazione,
spazio, tempo, moto. Le qualità, i cosìddetti accidenti, sono solo
un frutto della nostra percezione sensoriale e perciò non esistono
in sé, non esistono nei corpuscoli. L’aria, o il fuoco, ad es.
sono caldi perché i loro corpuscoli hanno moto più rapido per cui
interagendo con le ns. terminazioni tattili danno il senso di calore,
questo è però in noi e non nei corpuscoli. Detto altrimenti: a
livello corpuscolare le qualità o accidenti sono ridotte a quantità,
perciò, propriamente, non esistono qualità o accidenti, ma solo
quantità. Le qualità o accidenti esistono solo nel soggetto quali
sue percezioni, perciò sono solo dei nomi con cui si designano le
percezioni soggettive, ma non sono realtà, le realtà sono solo
quantitative. Quest’ultimo è un concetto fondamentale perché su
di esso e a partire da esso Galileo costruisce tutta la sua fisica e
da esso origina tutta la fisica moderna: la realtà e perciò la
verità è quantitativa e perciò quantitativamente misurabile, il
qualitativo è soggettivo e comunque vero solo nella misura in cui è
quantizabile. Oggi si tratta - al pari del copernicanesimo - di
realtà scontate per tutti, all’epoca si trattava di cose in netto
contrasto con l’ordinario modo di vedere la realtà, e questo anche
in ambienti colti.
Diverse delle principali obbiezioni che questa concezione suscitava nella mentalità dell’epoca sono contenute nel documento siglato EE 291, appartenente alla stessa serie Acta et Documenta del G3 e situato nella pagina immediatamente precedente a questo, che il Camerota indica come inestricabilmente connesso al G3 e riferito alle tesi galileiane
Diverse delle principali obbiezioni che questa concezione suscitava nella mentalità dell’epoca sono contenute nel documento siglato EE 291, appartenente alla stessa serie Acta et Documenta del G3 e situato nella pagina immediatamente precedente a questo, che il Camerota indica come inestricabilmente connesso al G3 e riferito alle tesi galileiane
e redatto dal gesuita ungherese
Melchior Inchofer. Le riporto tutte in sintesi, tranne quelle
concernenti l’Eucaristia che riporto per esteso: 1) nega la
distinzione in qualità prime e seconde;
2) “Erra dicendo che non è possibile separare concettualmente dalle sostanze corporee gli accidenti che le modificano, come la quantità e ciò che consegue alla quantità. Una tale opinione è del tutto contraria alla fede, come si vede nell’esempio dell’Eucaristia, in cui la quantità non soltanto si distingue realmente dalla sua sostanza, ma esiste anche separata da essa.”3) Erra quando dice che le qualità sono solo nomi; 4) erra nel chiamare azioni le sensazioni nel corpo dell’animale; 5) erra nel sostenere che l’odore ed il sapore abbiano la stessa origine del tatto; 6) erra nel sostenere ad es. il calore del ferro è dovuto a sensazione;
7) “Dall’opinione di questo autore si ricava direttamente che gli accidenti non rimangono ella sostanza dell’Eucaristia senza la sostanza del pane. Ciò è evidente poiché essi agiscono nell’organo della sensazione per risoluzione in parti minime, le quali, essendo eterogenee rispetto alla quantità - altrimenti non avrebbero effetto se non sul senso del tatto - saranno sostanze; e di nessuna altra sostanza se non della sostanza del pane - quale altra potrebbe essere indicata - per cui si ottiene ciò che si tentava. La stessa conclusione segue in maniera non meno evidente quella sentenza in cui si afferma che le parti della sostanza sono entitative, distinte dalla quantità dimensiva e non realmente distinte dalla sostanza.” 8) “Si deduce anche direttamente che non rimangono altri accidenti nell’Eucaristia oltre la quantità, la figura etc. Infatti, il sapore, e l’odore sono puri vocaboli se non hanno relazione al senso, ciò secondo l’opinione erronea del Linceo. Quindi gli accidenti non sono distinti in maniera assoluta dalla quantità, figura, etc. Se l’autore intende per particelle minime le specie sensibili, troverà alcuni protettori nella filosofia degli antichi, ma sarà costretto ad affermare molte cose assurde e contrarie alla fede. Per il momento, siano sufficienti queste, di cui può farsi ulteriore indagine presso il Sant’ Uffizio.” Circa il documento EE291, Camerota riporta l’ipotesi di Thomas Cerbu secondo la quale Inchofer avrebbe compilato il giudizio su Il Saggiatore mentre nel 1632 faceva parte della commissione incaricata di esaminare il Dialogo sopra i due massimi sistemi, rispondendo ad una denuncia presso il Sant’Uffizio risalente al 1624 o 1625.
“Pertanto - conclude Camerota - EE291 rappresenterebbe una scrittura destinata ad una circolazione interna alla commissione di cui Inchofer faceva parte.” Perciò, tanto il
2) “Erra dicendo che non è possibile separare concettualmente dalle sostanze corporee gli accidenti che le modificano, come la quantità e ciò che consegue alla quantità. Una tale opinione è del tutto contraria alla fede, come si vede nell’esempio dell’Eucaristia, in cui la quantità non soltanto si distingue realmente dalla sua sostanza, ma esiste anche separata da essa.”3) Erra quando dice che le qualità sono solo nomi; 4) erra nel chiamare azioni le sensazioni nel corpo dell’animale; 5) erra nel sostenere che l’odore ed il sapore abbiano la stessa origine del tatto; 6) erra nel sostenere ad es. il calore del ferro è dovuto a sensazione;
7) “Dall’opinione di questo autore si ricava direttamente che gli accidenti non rimangono ella sostanza dell’Eucaristia senza la sostanza del pane. Ciò è evidente poiché essi agiscono nell’organo della sensazione per risoluzione in parti minime, le quali, essendo eterogenee rispetto alla quantità - altrimenti non avrebbero effetto se non sul senso del tatto - saranno sostanze; e di nessuna altra sostanza se non della sostanza del pane - quale altra potrebbe essere indicata - per cui si ottiene ciò che si tentava. La stessa conclusione segue in maniera non meno evidente quella sentenza in cui si afferma che le parti della sostanza sono entitative, distinte dalla quantità dimensiva e non realmente distinte dalla sostanza.” 8) “Si deduce anche direttamente che non rimangono altri accidenti nell’Eucaristia oltre la quantità, la figura etc. Infatti, il sapore, e l’odore sono puri vocaboli se non hanno relazione al senso, ciò secondo l’opinione erronea del Linceo. Quindi gli accidenti non sono distinti in maniera assoluta dalla quantità, figura, etc. Se l’autore intende per particelle minime le specie sensibili, troverà alcuni protettori nella filosofia degli antichi, ma sarà costretto ad affermare molte cose assurde e contrarie alla fede. Per il momento, siano sufficienti queste, di cui può farsi ulteriore indagine presso il Sant’ Uffizio.” Circa il documento EE291, Camerota riporta l’ipotesi di Thomas Cerbu secondo la quale Inchofer avrebbe compilato il giudizio su Il Saggiatore mentre nel 1632 faceva parte della commissione incaricata di esaminare il Dialogo sopra i due massimi sistemi, rispondendo ad una denuncia presso il Sant’Uffizio risalente al 1624 o 1625.
“Pertanto - conclude Camerota - EE291 rappresenterebbe una scrittura destinata ad una circolazione interna alla commissione di cui Inchofer faceva parte.” Perciò, tanto il
documento G3 quanto il documento EE291 “…
non ebbero niente a che vedere ed in nessun modo influirono sulle
vicende del successivo processo celebrato contro Galileo…”
La disamina fatta pare far pervenire a quanto segue: 1) I documenti G3 ed EE291 riguarderebbero una denuncia o segnalazione anteriore al processo, risalente al 1624 - 5, e nulla avrebbero a che fare con esso, e l’atomismo sarebbe dunque estraneo al processo di Galileo che verterebbe unicamente sul copernicanesimo. 2) Conseguentemente non ci fu nessuno spostamento nel processo dalla accusa di atomismo a quella di copernicanesimo.
3) Non fu Padre Orazio Grassi a redigere personalmente il documento G3.
4) La stretta relazione ammessa da Camerota tra EE291 e G3, insieme al fatto che EE291 sia stato redatto da Inchofer dimostra la non totale estraneità dei gesuiti riguardo alla segnalazione per atomismo del 1624 – 5. 5) Il documento del Guiducci, sia che in esso si consideri la tesi del moto riferita ai corpi (come vogliono i copernicanisti), sia che la si consideri riferita ai corpuscoli (come vogliono gli atomisti), è poco significativo trattandosi di una informativa privata e personale di questi a Galileo. C’è però una considerazione dalla quale non sento di esimermi: processare Galileo oppure no, è anzitutto una scelta politica prima che giuridica, è scegliere di fare un gran rumore a livello europeo, tale era la notorietà di Galileo.
Il rumore - oggi diremmo la pubblicità indiretta - ha per oggetto ciò per cui si va a processare lo scienziato pisano. Si è scelto di fare un gran rumore e di farlo per il copernicanesimo.
Infine, cosa dire del volume del Camerota? Esso, in generale, è un pregevole studio di “tutto” Galileo, di cui disamina in modo accurato la scienza, le opere, i processi, e le realtà scientifiche, culturali e socio politiche ed economiche in cui tutto si dipana, svolto da un’ottica che pur privilegiando il copernicanesimo non esclude il discorso atomistico.
E’ un testo importante per chiunque voglia approfondire lo studio del grande scienziato pisano.
La disamina fatta pare far pervenire a quanto segue: 1) I documenti G3 ed EE291 riguarderebbero una denuncia o segnalazione anteriore al processo, risalente al 1624 - 5, e nulla avrebbero a che fare con esso, e l’atomismo sarebbe dunque estraneo al processo di Galileo che verterebbe unicamente sul copernicanesimo. 2) Conseguentemente non ci fu nessuno spostamento nel processo dalla accusa di atomismo a quella di copernicanesimo.
3) Non fu Padre Orazio Grassi a redigere personalmente il documento G3.
4) La stretta relazione ammessa da Camerota tra EE291 e G3, insieme al fatto che EE291 sia stato redatto da Inchofer dimostra la non totale estraneità dei gesuiti riguardo alla segnalazione per atomismo del 1624 – 5. 5) Il documento del Guiducci, sia che in esso si consideri la tesi del moto riferita ai corpi (come vogliono i copernicanisti), sia che la si consideri riferita ai corpuscoli (come vogliono gli atomisti), è poco significativo trattandosi di una informativa privata e personale di questi a Galileo. C’è però una considerazione dalla quale non sento di esimermi: processare Galileo oppure no, è anzitutto una scelta politica prima che giuridica, è scegliere di fare un gran rumore a livello europeo, tale era la notorietà di Galileo.
Il rumore - oggi diremmo la pubblicità indiretta - ha per oggetto ciò per cui si va a processare lo scienziato pisano. Si è scelto di fare un gran rumore e di farlo per il copernicanesimo.
Infine, cosa dire del volume del Camerota? Esso, in generale, è un pregevole studio di “tutto” Galileo, di cui disamina in modo accurato la scienza, le opere, i processi, e le realtà scientifiche, culturali e socio politiche ed economiche in cui tutto si dipana, svolto da un’ottica che pur privilegiando il copernicanesimo non esclude il discorso atomistico.
E’ un testo importante per chiunque voglia approfondire lo studio del grande scienziato pisano.
Chiudo
con un GRAZIE a Galileo Galilei di cui io ho, e lo dico
apertamente,
l’immagine di un uomo grandissimo e di un grandissimo scienziato,
di quello che ebbe la grande genialità dell’intuizione della
visione unitaria della natura, mettere al centro il sole è mettere
al centro la luce: atomismo e copernicanesimo sono tutt’uno. E
soprattutto luce e corpuscoli - oggi diciamo materia - sono due
manifestazioni della stessa realtà: è il dualismo onda - particella
anticipato di alcuni secoli... Galileo è l’eroe che ha combattuto
contro tutto e tutti per la verità.
Tutti dobbiamo a lui ed a quelli come lui se viviamo in un mondo migliore.
Prima di scendere per le festività natalizie qui in Sicilia, sono passato a Roma ad augurare buone feste al mio padre spirituale, il quale mi ha regalato una copia del compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, di cui da tempo auspicavo la pubblicazione, ne cito quanto affermato al cap. I, punto 3 : “Partendo dalla creazione, cioè dal mondo e dalla persona umana, l’uomo, con la sola ragione, può con certezza conoscere Dio come origine e fine dell’universo e come sommo bene, verità e bellezza infinita.”
Tutti dobbiamo a lui ed a quelli come lui se viviamo in un mondo migliore.
Prima di scendere per le festività natalizie qui in Sicilia, sono passato a Roma ad augurare buone feste al mio padre spirituale, il quale mi ha regalato una copia del compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, di cui da tempo auspicavo la pubblicazione, ne cito quanto affermato al cap. I, punto 3 : “Partendo dalla creazione, cioè dal mondo e dalla persona umana, l’uomo, con la sola ragione, può con certezza conoscere Dio come origine e fine dell’universo e come sommo bene, verità e bellezza infinita.”
E’,
sostanzialmente, quanto affermava Galileo.
BIBLIOGRAFIA
1)
GALILEO GALILEI e la cultura scientifica nell’età della riforma,
di Michele CAMEROTA, Salerno editrice, ROMA, 2004.
2)
GALILEI der ketzer, di Pietro Redondi, C.H. Beck, Muenchen, 1984.
3)
Il Saggiatore, Roma, Novembre 1623, WWW. Filosofico. Net, Biblioteca,
Galileo.
4)
Documento G3 (in appendice al testo di Redondi).
5)
Documento EE291 (citato nel testo di Camerota alle pp. 394 - 395).