Le
fondamenta portanti della Metafisica aristotelotomista sono poste da
Aristotele in quell'opera che dovrebbe essere ad essa propedeutica ed
in conclusione alla quale anche si rimanda alla Metafisica: il De
Anima o Perì Psyches. Ebbene queste fondamenta sono scientifiche e
confermate dalla scienza contemporanea a cominciare
dall'evoluzionismo, dalla tripartizione del sistema nervoso (anima
vegetativa, sensitiva e razionale), dalla percezione sensoriale e dal
suo modus, alla stessa definizione di Ente (il Concetto assolutamente
primo della ns Mente). Ciò che invece a partire dal fondatore delle
neuroscienze moderne, Jean Martin Charcot, Maestro di Freud, da
Freud, Jung e tutti gl'altri è stato dimostrato non corrispondere
sono le “Categorie”. Edith Stein, ebrea tedesca inizialmente
laica e seguace delle correnti moderne in linea con le scienze
contemporanee, con la conversione al cattolicesimo integra queste
concezioni moderne con quelle antiche confermate dalla Scienza. Il
risultato è un quadro affascinante
scientificamente fondato e
fondato sulla Fede: la completa Filosofia contemporanea. Quando
Filippo il macedone prima ed Alessandro magno poi mandavano in
perlustrazione spie e pionieri, quasi sempre erano accompagnati
dagl'assistenti del primo scienziato di corte: Aristotele. Essi
avevano l'ordine di osservare ed eventualmente repertare flora, fauna
e fossili e lo facevano con grande attenzione. Egualmente con grande
attenzione veniva eseguito lo studio degl'embrioni. Da qui il
convincimento - 2.300 anni prima di Darwin - che la vita si evolvesse
dalle forme più semplici a quelle più complesse. E, così come il
triangolo è la figura geometrica più semplice e perciò prima e per
questo compresa nelle successive più complese, così anche per l'
"Anima", inizialmente solo vegetativa, poi anche sensitiva
ed infine pure razionale. Realtà condivise dalla medicina moderna e
contemporanea. Ma non finisce qui, quando infatti lo stagirita
comincia ad occuparsi del senso e della sensazione, della percezione,
lo fa di
nuovo anticipando la medicina dell'ultima settantina d'anni:
perché possa esserci sensazione è necessario che il percepito (la
medicina contemporanea lo chiama stimolo) superi una soglia minima e
che si mantenga al di sotto di una soglia massima altrimenti si ha la
distruzione dell'organo di senso, come per l'occhio con la luce
troppo intensa o per l'orecchio con il suono troppo forte. E'
necessario inoltre che entrambi, soggetto ed oggetto siano
simultaneamente in atto: che cioé la lampada che può anche essere
solo illuminante in potenza, ovvero spenta, sia illuminante in atto,
ovvero accesa; e che l'occhio guardi. Analogamente per gl'altri
sensi. Quando questo accade si ha un momento primo del percepire, in
cui illuminante in atto e vedente in atto sono simultaneamente uniti.
Soggetto ed oggetto sono pertanto ancora indistinti in esso, o in
altri termini la loro distinzione è successiva. E' questo
l'istante
in cui avviene anche la connessione al piano successivo, quello
dell'Anima Razionale: anche qui è necessario che intelletto ed
intelligibile siano entrambi in atto ed anche qui si ha un termine
assolutamente primo in cui intelligente ed intelligibile sono
simultaneamente uniti e che precede la successiva distinzione di
soggetto ed oggetto. Questo termine è l'Ente, realtà assolutamente
prima ed indefinibile che comprende in sé tutto ciò che è e può
essere. E' quanto confermato anche dalle neuroscienze contemporanee.
Ciò di cui invece le neuroscienze contemporanee, a partire da Jean
Martin Charcot alla Salpetriere, ma poi anche Sigmund Freud, Carl
Gustav Jung e tutti gl'altri, hanno dimostrato non corrispondere sono
le famose “Categorie”. Aristotele, inizialmente, ne annoverava
10, categorie della realtà, di cui le più importanti erano la sostanza e l'accidente, nel corso dei secoli il numero è stato ora
accresciuto, ora
diminuito. Ultimo Immanuel Kant le aveva ridotte a due in cui
confluivano tutte le altre: lo Spazio ed il Tempo ed erano categorie della Mente (la famosa "rivoluzione copernicana" di Kant). Ebbene si è
dimostrato inconfutabilmente, con Aristotele e contro Kant, che Spazio e Tempo sono categorie non
della ns Mente, bensì del mondo esterno nel quale, sin dalla
nascita, siamo coerciti. Si pone allora il problema di come proceda
nel suo lavoro la ns Mente. Charcot qui ha posto le basi, ma quello
cui si deve la definitiva chiarificazione è il suo allievo Sigmund
Freud: la ns Mente procede ordinando ed associando i ns vissuti in
base alla loro forza, a quella delle pulsioni in atto al momento in
cui furono vissuti ed al presente. E' tassello che Edith Stein
incorpora nell'aristotelotomismo classico. L'opera di riferimento è
“Psicologia e Scienze dello Spirito”. Il terzo livello del “De
Anima”, ovvero l'anima razionale assume la seguente configurazione:
1° livello, Psiche: la forza vitale “colora” i vissuti;
2°livello: Coscienza: l'io ed i suoi vissuti; 3° livello, lo
Spirito. L'analisi della Stein
dà dunque conto della spiritualità
quale forma più alta della realtà umana. Questa concezione, in
linea con i risultati delle moderne neuroscienze, consentead Edith
Stein il passaggio successivo: “Dalla psicologia il suo sguardo
indagatore si amplia alle scienze sello Spirito, passando da
un'analisi riferita al singolo individuo ai legami intersoggettivi
che trovano la loro espressione più naturale nella comunità (Angela
Ales Bello)”. La Scienza contemporanea dunque, lungi dall'
"affossare" la "vecchia" Metafisica, ne dimostra
scientificamente i fondamenti, che ancor prima che fondamenti di chi
asserirà poi "Cogito ergo Sum" sono quelli di chi afferma
"Cogito ergo Deus existit"...
francesco
latteri scholten.