L'approccio
ad una concezione di Dio può essere di vario tipo. L'approccio della
fede, quello rivelativo, quello dello studioso di Dio, quello del
filosofo, per il quale "Dio" può anche essere
semplicemente il parametro fondante o reggente di un sistema
filosofico. Qualunque esso sia, esso implica invero un sistema
politico e questo spiega anche le grandi guerre di religione della
storia di pressocché tutti i popoli. Nell' Antico Testamento, Dio
nega la visione del proprio volto all'uomo: "Io passerò e ti
coprirò con il palmo della mia mano, quindi potrai vedermi di
spalle, perché non è dato all'uomo di vedere Dio e restare in
vita", sono le parole che Dio dice a Mosé. Coerentemente a
Mosé Dio nega di farsi una immagine di Lui. Si tratta di una
concezione che racchiude una verità di fondo espressa bene da Sant'
Agostino in un famoso aneddoto: si trovava un dì sulla spiaggia a
passeggiare e lì vide un fanciullo intento a versare con un secchio
l'acqua del mare in una buca scavata nella sabbia della spiaggia.
Cosa fai di bello? Non lo vedi? Metto il Mare in questa buca. Rise il
santo: ma come non vedi come è grande il Mare e tu vuoi metterlo in
questa buca? E come poi, con un secchiello? Rise il fanciullo: e tu
allora che vuoi far entrare Dio nella tua testa?. Dio è
incommensurabile all'uomo, per questo le Sue Vie sono
imperscrutabili. L'uomo per sé non è capace di Dio,
per questo è
necessario che sia Dio a rivelarsi all'uomo, è necessaria la sua
Kénosi perché l'uomo possa incontrarlo, possa - nei suoi limiti
umani - conoscerLo. Per questo, come vuole l'aquinate, l'uomo, nella
sua condizione di viatore, può conoscere Dio solo indirettamente a
partire dal creato, tramite le famose "cinque vie".
Ebbene a questa concezione di Dio corrisponde, già nell' A. T., un
sistema politico preciso: quello dei "Giudici".
Appena però viene a mancare, sia pure solo momentaneamente, la
presenza di Mosé, la sua guida illuminata ed illuminante, il popolo
si prostituisce e si erige una immagine di Dio: un vitello d'oro.
L'ira di Dio è per la prostrazione dell'uomo ad un idolo, ma a
questa prostrazione, ossia a qualsiasi idolatria, corrisponde il
totalitarismo politico. Infatti il popolo si ribellerà e chiederà
un re, "al pari di tutti gl'altri popoli". Ma,
gl'altri popoli, sono popoli pagani e dunque idolatri, pagani dunque
non adoratori del Vero Unico Dio. Il profeta andrà da Dio e farà
presente la richiesta del popolo, che a Dio non piace e dalle cui
nefaste conseguenze Egli mette in guardia il profeta. Questi, tornato
dal popolo annuncerà la volontà di Dio, ma poi, tornerà a Dio per
riferire il rigetto della sua volontà da parte del popolo. Dio
acconsente al popolo, avranno un re, con tutte le conseguenze nefaste
che ciò implica. Compare così Saul, il primo re. Gli seguiranno
Davide e Salomon.
Accadrà qualcosa di simile anche nel monoteismo
filosofico antico della grecità classica, quello professato da
Socrate e poi da Platone, in aperto contrasto alla cultura greca
classica, una cultura politeista che aveva condannato Socrate.
Ciònonostante il sistema platonico avrà la meglio e vincerà i suoi
antagonisti che sono il politeismo sul piano religioso e la corrente
sofistica su quello filosofico. Esso sarà per un verso ammirato, per
l'altro contestato e contrastato già dall'antichità. Lo ammireranno
i credenti delle religioni monoteiste, i teologi cristiani
arriveranno addirittura a copiare la concezione unitrinitaria di Dio
proprio dal "Parmenide" di Platone, l'islam farà di
esso un punto di riferimento costante, come anche l'ebraismo. Molte
delle contese storiche tra le tre religioni saranno contese culturali
sulla interpretazione o sulla adesione o meno al platonismo ed ai
suoi modi. Già i sofisti avevano contestato a Platone il
totalitarismo politico del suo sistema. La denuncia definitiva verrà,
in epoca moderna da Nietzsche, Heidegger e molti altri tra cui il
nostro Galimberti. A ragione quest'ultimo nel suo "Il
tramonto dell'Occidente" osserva come sia in realtà tradita
dal grande ateniese la sua concezione di Dio più alta quella de "La
repubblica", proprio nel celeberrimo mito della caverna.
Ebbene, proprio lì Dio è concepito, in realtà, come "sommo
ente". Ma, l'ente, il primo concetto della mente umana, è
un quid a cui non è assolutamente riducibile Dio, per i motivi
evidenti citati nell'aneddoto di Sant'Agostino. Di più: l'uomo
stesso è irriducibile all'ente: tanto il "soggetto"
quanto l' "altro". Sarebbe un reificare Dio o
l'uomo: un ridurli a "cosa", a "res".
Qualsiasi costrutto politico derivante è, di necessità, un sistema
politico totalitario. E, di fatto, "La repubblica"
platonica è un sistema totalitario. Di fatto Platone fu amico e
parente di alcuno dei "trenta tiranni". Le teologie
più condivisibili sono allora quelle dello pseudo Dionigi, la
teologia negativa, sviluppata proprio partendo dalla considerazione
della incommensurabilità di Dio per l'uomo, e quindi, di riflesso,
dalle considerazioni di ciò che Dio necessariamente non è né può
essere. "Dio è assolutamente incomprensibile ai sensi ed
alla ragione: poiché non si può conoscerlo non si può nominarlo
(...) Dio è al di là delle negazioni come delle affermazioni (...)
Causa inaccessibile degli esseri, egli trascende contemporaneamente
la loro affermazione e la loro negazione (...) Poiché soltanto Dio
si conosce, solo Lui può farsi conoscere da quelli che lo cercano
con modestia" (lo pseudo Dionigi in "La filosofia
nel
Medioevo" di Etienne Gilson). Uno dei più autorevoli
commentatori dello pseudo Dionigi è proprio San Tommaso d'Aquino e
l'influsso avuto è evidente. Per l'aquinate nella nostra condizione
di viatori non è possibile conoscere Dio se non indirettamente
tramite le "cinque vie". Tommaso però, per ragioni
diverse - da ricercarsi, secondo lui, in un miglior ordinamento
civico e morale - opta poi per il sistema politico della monarchia.
Si tratta di un sistema illuminato e non della sua degenerazione
tirannica, che l'aquinate nega espressamente e con decisione
giungendo ad ammettere il tirannicidio. Alla concezione teologica
dello pseudo Dionigi, come a quella dell'aquinate corrisponderebbe in
modo più proprio però quel sistema politico cui si connetteva già
l'analoga e più antica concezione veterotestamentaria, quella dei
giudici, ovvero quella repubblicana.
francesco
latteri scholten.